Erika Bykova, 33 anni, stilista ben nota in Russia è la donna del momento: ha rinunciato al diritto di anonimato, riconosciuto dalla legge, per gettare tutto il fango possibile su Yury Chernikov, un anestetista che l’avrebbe violentata al termine di un intervento di chirurgia plastica a cui si era sottoposta. La sua battaglia, ha raccontato in televisione nel corso di un’intervista in cui più volte è scoppiata in lacrime, “È un incoraggiamento verso tutte le donne che subiscono violenza e provano così tanta vergogna da lasciare impuniti i loro aguzzini”.
Anche a Erika, ha rivelato, in tanti avevano consigliato di lasciar perdere: ha un nome e una carriera di difendere, e la denuncia pubblica le avrebbe facilmente procurato dei danni. Ma lei non ha sentito ragioni: “Le donne vittime di stupro non devono più tacere, dobbiamo raccontare tutto e pretendere leggi e pene più severe per i colpevoli. Quando una donna tace, è come se difendesse il suo stupratore: il silenzio non fa che moltiplicare il rischio di nuove violenze. Io stessa, se non avessi sporto denuncia, avrei lasciato al mio violentatore, una persona evidentemente malata, l’opportunità di restare a piede libero, totalmente impunito. Lui ha anche tentato di mettermi sotto pressione, e i miei stessi avvocati erano riluttanti a difendermi, ma da questa storia ho imparato molto sulle persone intorno a me, amici e nemici, ma sono orgogliosa di aver trovato in me stessa l’aspetto di una guerriera che pretende giustizia”.
Sposata, mamma di un bimbo, Erika Bykova si era sottoposta ad un intervento per aumentare il volume del seno, malgrado sia una donna parecchio avvenente e con un fisico molto curato. Al termine dell’operazione, ancora intorpidita dall’anestesia, si è risvegliata vedendo l’anestetista sopra di lei. Ha tentato di spostarlo, ma non ha ancora pieno possesso delle proprie forze, è stata costretta a subire, incapace di reagire. Il giorno successivo, preoccupato per essere stato colto sul fatto, il medico si è presentato da lei con una “pillola del giorno dopo”, accompagnata dalla richiesta di dimenticare l’accaduto e alla possibilità di offrirle del denaro pur di non essere denunciato. Non è andata così: quando è stata dimessa, Erika è corsa alla stazione di polizia per sporgere denuncia e rinunciare all’anonimato. Di fronte al giudice, per l’interrogatorio di conferma dell’arresto, l’anestetista ha prima tentato la carta del rapporto consenziente, ma poco dopo è crollato: “Mi sono stati sufficienti pochi minuti per capire cosa avevo fatto: ero terrorizzato per mia moglie, i miei figli e i miei nipoti, che non mi avrebbero mai perdonato”. La moglie Tatiana, intervistata, ha ammesso: “Non credo che mio marito sia uno stupratore. Ma certamente ha fallito come uomo”.
Yury Chernikov, 60 anni, è stato condannato a tre anni e due mesi di carcere, sui cinque richiesti dal pm, oltre al risarcimento di 15mila euro.