Pronto a soffiare sulle 75 candeline, con una carriera che ha attraversato mezzo secolo di musica, costellata da 41 album venduti in 100 milioni di copie, un patrimonio stimato in 180 milioni di sterline, e una bacheca infinita di premi, riconoscimenti e titoli, fra cui quello di “Sir”, Rod Stewart può accampare il diritto di raccontare quello che gli pare, senza filtri e soprattutto senza timore di rimetterci qualcosa.
E lo fa con la consueta prorompente vitalità che da sempre gli ha fatto meritare il soprannome di “Rod the Mod”, Rod il ribelle, l’indole di un impenitente scavezzacollo nato a Londra ma con sangue scozzese che in vita sua ha conquistato dischi d’oro in egual misura ad una rara collezione di donne una più bella dell’altra.
In un’intervista rilasciata a “Reel Stories”, un seguitissimo programma della “BBC”, Rod ha ammesso – come forse avrebbero dovuto fare molti altri – che negli anni Sessanta sfilava per le strade insieme ai suoi connazionali che chiedevano il disarmo nucleare, per un solo e unico motivo: portarsi a letto le donne. A lui, del disarmo e di quelle robe lì importava poco o niente.
“Andavamo alle marce organizzate dalla ‘Campaign for Nuclear Disarmament’, ma io lo facevo per sc***e. Della guerra non mi importava nulla: era solo il piacere della ribellione, nient’altro”. E ricorda anche i dettami di quel periodo, con un certo disgusto: “Per essere giusto dovevi puzzare, eri costretto a non cambiare le mutande e indossare pantaloni di velluto per mesi, fino a farli diventare maleodoranti: era una cosa disgustosa. La preoccupazione principale era proteggere i nostri tagli di capelli cotonati nella metropolitana di Londra, perché scendendo dalla scala mobile verso la banchina, l’arrivo dei treni provocava un vento terribile: c’era sempre chi scendendo si teneva i capelli”.
Alla faccia delle 75 candeline, su cui soffierà il prossimo 10 gennaio, Rod Stewart ha raggiunto ancora una volta i vertici delle classifiche del Regno Unito con l’album “You’re in my Heart”, in cui ha inciso i suoi più grandi successi accompagnato dalla “Royal Philarmonic Orchestra”.