I dolori non sono mai mancati, nella lunga e avventurosa esistenza di Tina Turner, la “leonessa del rock”, artista che ha letteralmente dominato la scena musicale mondiale per almeno trent’anni. Nata poverissima a Nutbush, nel Tennessee, Anne Mar Bullock incontra giovanissima Ike Turner, artista affermato con cui dividerà un lungo percorso artistico e privato, costellato anche da numerosi episodi di violenza. A fatica, ma con una forza di volontà enorme, Tina ha superato tutto, lasciandosi alle spalle le vite precedenti per rinascere ogni volta. Ma un anno fa, il 4 luglio 2018, è arrivata la prova più terribile di tutte: il suicidio di Craig Raymond Turner, 59 anni, il primogenito, avuto a 18 anni dal sassofonista della sua band Raymond Hills e successivamente adottato legalmente da Ike Turner.
Un dolore che la grande artista ha tenuto per sé, di cui ha scelto di parlare proprio in questi giorni, nel primo anniversario della morte di Craig, davanti ai microfoni della “CBS News”.
“Malgrado avesse trovato un buon lavoro in un’agenzia immobiliare e incontrato una donna di cui diceva di essere innamorato, credo che Craig fosse un uomo molto solo. Non so ancora adesso cosa lo abbia trascinato così in basso, ma sento che adesso ha trovato la pace”. Il figlio di Tina fu trovato cadavere nella sua abitazione di Studio City, in California: si è ucciso sparandosi un colpo di pistola.
Come ogni madre alle prese con un lutto così profondo, Tina ammette di non aver capito per tempo il disagio di suo figlio, intuito solo di recente ascoltando con attenzione alcune registrazioni di telefonate in cui Craig aveva un tono diverso, più dimesso, abbattuto.
Accettare la morte del figlio è stata ed è ancora per Tina una prova difficilissima da accettare: ne ha parlato anche nel suo libro, “My Love Story”, in cui ha ammesso di essere arrivata ad un passo, anche lei, dall’idea di togliersi la vita. Ma l’esistenza va avanti, ed oggi Tina è convinta che nella sua casa sul lago di Zurigo, dove vive insieme al suo compagno Erwin Back dopo aver rinunciato alla cittadinanza americana, sia tornata un po’ di serenità. “Ho avuto una vita molto difficile, ma non ho mai incolpato niente e nessuno. E ora sono una persona felice, perché me lo merito”.