La notizia è di stanotte e abbiamo voluto ragionarci un po’ su, prima di pubblicare. Almeno 40 persone sono morte e 80 rimaste ferite in un raid aereo che ha colpito un centro di detenzione per migranti illegali a Tagiura, vicino Tripoli. In un comunicato, il governo appoggiato da Onu e Stati Uniti accusa del bombardamento il sedicente Esercito nazionale libico guidato dal generale Khalifa Haftar. Il nostro ministro degli Esteri, Moavero, commenta: "Apprendo, con sgomento, del bombardamento notturno a Tajoura, nei pressi di Tripoli, che ha colpito un centro per migranti, causando la morte di decine di persone, tra i quali donne e bambini. Un'ulteriore tragedia che mostra l'atroce impatto della guerra sulla popolazione civile. La netta condanna dei bombardamenti indiscriminati di aree civili, si accompagna all'appello a fermare un aggravarsi delle ostilità che mette continuamente in gravissimo pericolo vite umane e distrugge infrastrutture essenziali per la popolazione. Occorre garantire, immediatamente, misure di seria protezione per i civili e, in particolare, trasferire i migranti che si trovano nelle strutture di raccolta in luoghi al sicuro dai combattimenti e sotto la tutela delle Nazioni Unite”.
Come non legare quanto accaduto a uno dei temi più divisivi e laceranti, qui in Italia, al sicuro dai bombardmenti, cioè l’immigrazione? Salvini insiste. I naufraghi, una volta in salvo, vadano altrove, anche in Libia e in Tunisia. Ma possono essere definiti approdi sicuri le aree e porti nordafricani? La strage di Tagiura suona come una risposta indiretta al governo giallo-verde, una volta tanto coeso. Di certo, la politica della chiusura dei porti italiani non convince tutti, anche nel centro-destra, e anche se il conflitto sulla Sea Watch ha prodotto, in base ai sondaggi, un’ulteriore crescita di potenziali consensi alla Lega.
Il gip di Agrigento intanto non ha convalidato l'arresto della comandante della Sea Watch Carola Rackete e non ha disposto nei confronti della giovane tedesca nessuna misura cautelare. La Procura aveva chiesto la convalida del provvedimento e il divieto di soggiorno in provincia di Agrigento. Carola dunque torna libera.
La reazione di Salvini è stata durissima: ”Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Guardia di Finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera. Nessun problema: per la comandante criminale Carola Rackete è pronto un provvedimento per rispedirla nel suo Paese perché pericolosa per la sicurezza nazionale. Non ho parole. Cosa bisogna fare per finire in galera in Italia?. Mi vergogno di chi permette che in questo paese arriva il primo delinquente dall'estero e disubbidisce alle leggi e mette a rischio la vita dei militari che fanno il loro lavoro. Se stasera una pattuglia intima l'alt su una strada italiana chiunque è tenuto a tirare diritto e speronare un'auto della polizia. Pessimo segnale signor giudice”. Difficile schierarsi, ci sono ragioni molto convincenti per sostenere una tesi o un’altra opposta.