Con Donald Trump a mezzo servizio e Joe Biden costretto a ritirare gli spot in cui lo accusa di idiosincrasia nei confronti del popolo americano, diventa fondamentale la sfida televisiva dei due vice: Mike Pence e Kamala Harris.
In programma martedì 7 ottobre (nella notte italiana), è un tradizionale appuntamento delle presidenziali americane anche se in genere considerato un po’ di serie B, e che invece quest’anno promette scintille per il carattere dei due, agli antipodi per stili e visione politica: lui un ultraconservatore e iper-religioso, lei figlia di immigrati che impersona ciò che resta del sogno americano, scalato dai gradini più bassi arrivando a conquistare il ruolo di inflessibile procuratore generale della California e prima donna di colore candidata alla vicepresidenza.
Resta ancora in dubbio se i due si scontreranno dal vivo o in diretta streaming, per evitare i possibili contagi che hanno reso la Casa Bianca il primo focolaio d’America. E pare che la stessa Harris sia stata costretta a evitare gli attacchi personali a Trump in un momento di fairplay deciso dallo sfidante Dem per non prestare il fianco ad accuse di sciacallaggio. Inoltre, secondo diverse ricerche dello staff elettorale di Biden, è scientifico che il giudizio del pubblico verso le donne sia influenzato dalla dose di simpatia e perfino dall’aspetto fisico, abbigliamento compreso. Entrambi sono descritti come scrupolosi, disposti a sottoporsi alle durissime simulazioni preparatorie, ma soprattutto consci di dover dare agli americani indicazioni su progetti e programmi dei prossimi quattro anni, dettagli che non hanno avuto da Joe e Donald, troppo impegnati a sgretolarsi a vicenda. Pence è descritto come un uomo calmo e preparato che è difficile vedere in preda all’ira, la Harris – la vera outsider di queste presidenziali – è invece una donna assai sicura e decisa, maestra nell’arte dell’improvvisazione e capace di colpire dove fa più male.
La posta in palio è altissima: aumentare il vantaggio di Biden, al momento di 14 punti percentuali avanti a Trump, o al contrario ridare fiato alla corsa del presidente in carica verso il secondo mandato. Ma per Pence il valore è addirittura più alto ancora: se mai Trump fosse rieletto, a 74 anni, non è escluso che potrebbe trovarsi di fronte all’eventualità di doverlo sostituire, quindi è doveroso presentarsi agli occhi degli americani come un capitano pronto e capace.