All’apparenza è un ristorante come tutti gli altri: si entra, ci si accomoda, si legge il menù e si ordina al cameriere. Ma non c’è nessuna certezza che il piatto ordinato sia quello che arriverà al tavolo. Succede nel 37% dei casi, eppure nessuno si arrabbia, nessuno chiede di parlare con il direttore o minaccia querele, perché questo è il “Restaurant of Mistaken Orders”, il ristorante degli ordini sbagliati.
Si tratta di un’iniziativa dall’alto valore sociale lanciata da poco a Tokyo, in Giappone, attraverso un locale pop-up che ha scelto di assumere soltanto persone affette da disabilità mentale, persone che ce la mettono tutta, ma a volte dimenticano e altre sbagliano a segnare gli ordini.
Il ristorante è un’idea di Shiro Oguni, imprenditore che dopo una visita in un centro di disabilità mentale ha deciso di offrire un’opportunità da chi in genere è dimenticato dalla società: “Avevo dei pregiudizi sulle persone affette da demenza, come tutti, ma si tratta di persone molto tenere che perdono la memoria e si trovano a girare senza una meta. Malgrado questo sono perfettamente in grado di cucinare, servire e apparecchiare, anche se lo fanno con i loro tempi e a volte non in modo così preciso. La nostra idea è una goccia nel mare per cambiare la convinzione che si tratti di persone inaffidabili, colpite da una malattia che affligge 35milioni di persone al mondo e con una tendenza all’aumento che secondo gli esperti entro il 2050 potrebbe toccare i 115 milioni”.
Fra chi serve ai tavoli, individuato grazie ad una collaborazione con “Maggie’s Tokyo”, un centro specializzato nella cura dell’Alzheimer, spicca una signora avanti negli anni che spesso dimentica cosa sta facendo e si siede al tavolo con gli ospiti, altri che servono caffè con cannucce e una che si è intestardita con un grosso macinapepe con cui riempie i tavoli, a meno di non essere guidata. In compenso, assicurano i clienti, i piatti sono ottimi e l’esperienza a dir poco entusiasmante.