di Marco Belletti
Cefalea, emicrania, mal di testa, cefalalgia. Fa poca differenza in qualsiasi modo lo definiamo, chi ne soffre lo ritiene spesso un dolore davvero insopportabile. Gli esseri umani hanno patito questo male fin dall’antichità. Amenophis IV, il marito della splendida Nefertiti, sembra ne soffrisse in modo acuto, con documentate crisi dolorose tali da rendere pazzo il faraone, che tuttavia rifiutò sempre di sottoporsi alle cure dei medici che praticavano la trapanazione del cranio per far uscire gli spiriti maligni causa del dolore. Sempre nell’antico Egitto, erano praticate cure piuttosto strampalate come legare sulla testa del paziente un piccolo coccodrillo di argilla.
Il riformatore Giovanni Calvino soffrì molto di cefalea, così come Girolamo Savonarola che ne imputò le cause a una deformità del suo naso. Sigmund Freud, Fryderyk Chopin, Giacomo Leopardi – quest’ultimo sembra soffrisse anche di violente sinusiti – fanno buona compagnia a Charles Darwin e a Virginia Woolf che scrisse di aver cominciato a soffrirne a 30 anni, non appena si sposò. Per il resto della vita patì la tremenda cefalea a grappolo, che a causa del dolore lancinante la portò vicina all’involontario suicidio per abuso di farmaci.
Quando Zeus affermò di provare un fortissimo mal di testa, chiamò al suo cospetto Efesto il quale – come cura – non seppe fare altro che aprire la testa al re degli dei con un colpo d’ascia. Dall’apertura comparve la dea della sapienza Atena, adulta e vestita con elmo, scudo e lancia!
Questo il mito, ma già nell’antica Grecia esistevano cure contro la cefalea. Areteo di Cappadocia nel primo secolo dopo Cristo definì l’emicrania, distinguendola dalle altre forme di cefalalgia per l’intermittenza e per il fatto che colpiva solo una parte del cranio. Ippocrate era convinto che origine del mal di testa erano le infiammazioni di naso e orecchie. In realtà ebbe un’intuizione giusta, in quanto suggeriva come rimedio l’uso della corteccia del salice in polvere: i moderni farmaci antinfiammatori sono detti salicilati e anticiparono la moderna aspirina.
Nel Rinascimento furono molti i cerusici che si avventurarono nell’estrazione di osteomi, formazioni ossee benigne sul cranio, ritenendo fossero la causa di violenti mal di testa.
Di certo c’è soltanto che per lunghi secoli i motivi scatenanti dei dolori di testa sono rimasti oscuri e i dottori avanzavano curiose teorie per spiegarne le cause. Per esempio, pensando che a provocare il dolore fosse l’eccesso di bile che si accumulava nel fegato, nel sangue e nello stomaco, suggerivano lassativi per liberare l’intestino, oppure salassi per alleggerire fegato e sangue della bile.
Nel 1600 l’anatomista inglese Thomas Willis intuì che il mal di testa era provocato dai vasi sanguigni cerebrali ostruiti per numerose cause (freddo, sole, gozzoviglie) e come cura vietava vino, carni speziate, bagni, rapporti sessuali, “turbe violente della mente e del corpo” e raccomandava clisteri, salassi, decotti e succo di millepiedi e di tarme.
Sebbene oggi ancora nessuno sia riuscito a comprendere a fondo le cause che scatenano l’emicrania e a sconfiggerla completamente, grazie alla conoscenza della biochimica e del sistema nervoso i moderni medicinali hanno una buona efficacia contro un dolore che accomuna ognuno di noi, in quanto colpisce indifferentemente tutta la razza umana.
Sono oltre un miliardo le persone nel mondo che soffrono di emicrania, 136 milioni in Europa pari al 15 per cento della popolazione e in media a soffrirne maggiormente sono le donne, fino a 3 volte più spesso degli uomini. E quasi il 2 per cento degli esseri umani patisce il mal di testa ogni due giorni.
Su questa patologia decisamente invalidante, ad Atene si è appena conclusa la tredicesima edizione dell’European Headache Federation Congress, che ha diffuso dati piuttosto allarmanti sui costi sociali ed economici che provoca. Almeno 27 miliardi di euro tra giornate di lavoro perse e produttività abbattuta.
Assume quindi particolare importanza la profilassi per prevenire gli attacchi o ridurre i giorni di sofferenza. Durante il congresso di Atene, si è parlato di nuove molecole in grado di bloccare il dolore e l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha autorizzato la vendita dell’anti peptide fremanezumab, un farmaco contro l’emicrania episodica e cronica negli adulti.
Un recente studio appena terminato e presentato nella capitale greca, ha messo in evidenza che il fremanezumab in un mese di trattamento ha permesso nel 60 per cento dei pazienti la riduzione del 50 per cento dei giorni con emicrania. Il nuovo farmaco è già in commercio negli Stati Uniti, approvato in Europa, e presto dovrebbe esserlo anche in Italia.
Per superare il dolore la moderna medicina ha fatto passi da gigante, ma ancora non ci sono certezze su che cosa scatena il mal di testa. Non ci sono prove, per esempio, che alcuni alimenti “accendano” l’emicrania, anche se qualcuno accusa di ciò formaggi, cioccolata o vino. Anche il clima sembra non avere responsabilità, visto che di mal di testa ne soffrono gli islandesi così come gli italiani o i thailandesi. Ci sono invece studi che mettono in evidenza il fatto che eccessi di ormoni, mancanza di sonno (provocata per esempio da turni di lavoro notturni) e alimentazione irregolare possono provocare l’emicrania.
Senza dimenticare l’immancabile stress, ormai diventato colpevole di qualsiasi complicazione psicofisica ci colpisca. Sembra provochi disturbi dermatologici come l’orticaria, l’asma bronchiale (con edema, sibili e affanno), disturbi cardiocircolatori – tanto che il tasso di problemi cardiaci è più frequente tra le persone che svolgono lavori stressanti – e naturalmente squassanti cefalee.