Il focolaio di una malattia simil-influenzale potrebbe uccidere 80 milioni di persone in tutto il mondo in meno di due giorni: è l’inquietante allarme lanciato dal team di esperti del “Global Preparedness Monitoring Board”, guidati da Gro Harlem Brundtland, ex primo ministro norvegese ed ex direttore generale dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e da Alhadj As Sy, segretario generale della Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, che svela quanto il pianeta sia potenzialmente impreparato di fronte alla “minaccia reale” di una pandemia.
Il durissimo rapporto “A World at Risk”, un mondo a rischio, è stato controfirmato da 15 fra i più influenti esperti di sanità pubblica, che hanno aspramente criticato “lo stato di abbandono” che, secondo loro, ha caratterizzato le risposte dei governi alle più banali emergenze sanitarie. Per questo, secondo gli scienziati, un virus mortale definito genericamente “X” potrebbe spazzare via milioni di persone nel giro di pochissime ore.
Secondo il “Global Preparedness Monitoring Board”, il mondo vive sotto il rischio continuo di pandemie: “Si tratta di minacce reali: in una società sempre più interconnessa come quella in cui viviamo, nell’arco di 36-50 ore un agente patogeno potrebbe circolare liberamente lasciandosi alle spalle conseguenze disastrose come la morte di decine di milioni di persone, il 5% dell’economia globale spazzato via ed enormi problemi di caos sociale”.
Le malattie virali a rischio di epidemie come l’ebola e la SARS sono sempre più difficili da gestire in un mondo dominato da lunghi conflitti e migrazioni forzate, afferma il rapporto, che elenca anche alcune possibili infezioni che potrebbero scatenare l’ipotetica epidemia. Queste ultime sono state suddivise in “emergenti” e “riemergenti”: tra i primi ci sono l’Ebola, i virus Zika e Nipah e cinque diversi tipi di influenza fra cui la West Nile, la resistenza agli antibiotici, il morbillo, la mielite acuta, la febbre gialla, la dengue, la peste e il vaiolo monkeypox.
E malgrado alcuni governi e agenzie hanno fatto sforzi per prepararsi ai possibili focolai, dopo la devastante epidemia di Ebola che fra il 2014 ed il 2016 ha mietuto oltre 10mila vittime in Africa, il rapporto definisce gli sforzi come “grossolanamente insufficienti”. Nel caso di una pandemia, molti sistemi sanitari nazionali, in particolare nei paesi poveri, crollerebbero. “La povertà e la fragilità esacerbano le epidemie di malattie infettive e contribuiscono a creare le condizioni affinché le pandemie prendano piede”, ha commentato Axel van Trotsenburg, uno dei membri del comitato scientifico. Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'OMS, ha aggiunto che i Paesi dovrebbero investire di più sulla ricerca e il coordinamento per rafforzare i sistemi sanitari.
All’inizio di quest’anno, l’OMS ha avvertito che un’altra pandemia di influenza, causata da virus aerei, è quasi inevitabile: “Il mondo dovrebbe prepararsi. Per troppo tempo abbiamo permesso un misto di panico e negligenza quando si parla di pandemie: intensifichiamo gli sforzi quando c’è una minaccia seria, poi li dimentichiamo quando la minaccia si placa. È giunto il momento di cambiare metodo di approccio”.
L’ultimo rapporto cita l’influenza spagnola del 1918, che ha ucciso circa 50 milioni di persone, tre volte di più della Prima Guerra Mondiale: diversi studi hanno dimostrato che la maggior parte dei decessi sono avvenuti tra minori di 65 anni e si pensa che il virus abbia attaccato il sistema immunitario del corpo causando una sovrapproduzione di cellule immunitarie che hanno il potere di sopraffare il corpo: più forte era il sistema immunitario, più devastanti diventavano gli effetti dell’influenza spagnola. E se il virus “X” si riproducesse da un ceppo influenzale potrebbe avere un effetto altrettanto devastante.