La giuria di un tribunale di Philadelhpia, Pennsylvania, ha condannato la “Johnson & Johnson” ad un risarcimento record che rischia di mandare in bancarotta il colosso farmaceutico americano: 8 miliardi di dollari. È la somma record che spetta a Nicholas Murray, 26enne del Maryland che dopo essersi sottoposto dal 2003 a diversi cicli di cura a base di “Risperdal”, un antipsicotico che combatte i disturbi della sfera autistica, ha accusato una grave forma di “ginecomastia”, l’improvvisa crescita anomala del seno.
Secondo gli avvocati del giovane, che aveva già ricevuto 680mila dollari di risarcimento provvisionali, “Le intenzioni della J&J erano intenzionali e dannose, con grave superficialità riguardo alla sicurezza dei soggetti più vulnerabili”.
Di diverso avviso il collegio difensivo del colosso farmaceutico, secondo cui si tratta di una “Condanna sproporzionata che sicuramente verrà ribaltata. Anche perché la giuria non ha valutato prove come il foglietto illustrativo del farmaco, che delinea in modo chiaro e appropriato i rischi e gli effetti collaterali associati al medicinale, al pari dei benefici che al contrario offre ai pazienti con disturbi mentali”. Lanciato nel 1994 su autorizzazione della Federal Drug Agency e incluso dall’OMS nell’elenco dei farmaci essenziali, il Risperdal è protagonista di 13mila azioni legali ancora da valutare nei soli Stati Uniti, e quello di Philadelphia è un pericoloso precedente.
È la seconda batosta, nel giro di pochi mesi, per la J&J, costretta a pagare 572 milioni per la dipendenza da oppiacei che causato 70mila morti.