La corsa al vaccino, per immunizzare quanta più parte del mondo sia possibile, ha rimesso in moto anche le speranze di un ritorno alla normalità con i viaggi, il turismo e tutto quello che fino ad un anno fa era la pura normalità.
Su altre scrivanie, gruppi di lavoro formati da esperti in salute e maghi della tecnologia dividono gli sforzi per arrivare ad un passaporto digitale sanitario che valga ovunque. Hanno di fronte uno scoglio assai difficile chiamato uniformità: qualcosa che deve necessariamente mettere d’accordo tutti ad accettare un documento certificato da altri paesi.
Presto o tardi, lo strumento che certifichi l’avvenuta vaccinazione sarà richiesto da tutti, a cominciare dalle compagnie aeree per finire alle dogane, e sulla questione lavorano da mesi aziende che tirano fuori dal cilindro app, idee e soluzioni. Mancava all’appello solo un dettaglio non da poco: la cooperazione verso uno standard comune.
È esattamente quello che sta succedendo, e per guidare l’alleanza verso un obiettivo che sia lo stesso è stata creata la “Vaccination Credential Initiative”, mega-contenitore di idee e tecnologie che al suo interno racchiude Microsoft, Oracle e Mayo Clinic, organizzazione no profit americana per ricerca medica.
La VCI si basa sul lavoro fatto finora da “The Commons Project”, fondo pubblico per lo sviluppo digitale del “World Economic Forum” finanziato dalla Fondazione Rockfeller e la Fondazione Gates, che ha studiato le caratteristiche di un certificato digitale potenzialmente accettato a livello internazionale. L’app creata dal Commons Project e adottata in fase di sperimentazione da United Airlines, Lufthansa e Jet Blue, è stata considerata la migliore per certificare la vaccinazione perché l’unica in grado di fornire informazioni sui diversi requisiti richiesti per l’ingresso nei Paesi stranieri, ma anche perché capace di funzionare come archivio per test e vaccinazioni. Il sistema, in grado di attingere alle cartelle cliniche digitali, è in fase di studio da parte di diversi governi, da cui si attende entro i prossimi mesi un’evoluzione dei requisiti di ingresso.
“Per tornare ad una vita “nomale”, chi viaggia dovrà produrre documenti di vaccinazione – commenta Paul Meyer, amministratore delegato di Commons Project – viviamo in un mondo connesso, e speriamo di poterlo riavere tale e quale a prima”. Ad ogni paese è concesso di stabilire le proprie regole partendo dai vaccini accettati e quelli no, mentre gli utenti avranno a disposizione i propri dati attraverso un codice QR o un portafoglio digitale.
Secondo gli esperti, a breve la necessità di un passaporto sanitario non sarà prerogativa solo del turismo o dei viaggi d’affari: è altamente probabile che gli organizzatori di eventi, spettacoli e concerti, scuole, università e centri sportivi, richiedano la prova vaccinale come requisito fondamentale. Ma c’è già che invoca la privacy…