È partita domenica, la “Hope Probe”, la sonda diretta verso Marte che sancisce l’ingresso ufficiale degli Emirati Arabi Uniti nella corsa allo spazio che ha ripreso vigore in tutto il mondo. Una data destinata ai libri di storia, per la prima missione interplanetaria del mondo arabo, e prima anche di altre tre missioni internazionali dirette sul Pianeta Rosso previste entro quest’estate.
La Hope Probe è decollata dal Centro Spaziale di Tanegashima, in Giappone, dopo un ritardo dovuto al maltempo che la scorsa settimana aveva costretto al rinvio. Il booster si è separato con successo dal veicolo di lancio, e la sonda ha stabilito la comunicazione bidirezionale con la base di Dubai.
La “Al Amal”, come viene chiamata in arabo, dovrebbe raggiungere Marte entro il febbraio 2021: sarà la prima volta che gli Emirati Arabi Uniti orbitano intorno a Marte, e la sonda rimarrà in orbita per un anno marziano - equivalente a 687 giorni terrestri - per raccogliere dati sull’atmosfera del pianeta rosso.
“È un onore far parte degli sforzi globali per esplorare lo spazio profondo - ha commentato su Tweet il comando della ‘Hope Mars Mission’ dopo il lancio – la sonda è il culmine di ogni singolo passo che l’uomo ha compiuto nel corso della storia per esplorare le profondità sconosciute dello spazio”.
Nel corso dell’estate, anche gli Stati Uniti e la Cina lanceranno le proprie in missioni verso Marte. Il “Perseverance Rover” della NASA e il “Tianwen 1” cinese sono programmati rispettivamente tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, anche se la data esatta dipenderà dalle condizioni meteo. La concentrazione di Paesi che prevedono missioni verso Marte è dovuta ad una finestra a cadenza biennale che rende la Terra e Marte più vicine e accorcia la durata del viaggio.
La NASA ha twittato le proprie congratulazioni dopo il successo del lancio di Hope: “Vi auguriamo uno splendido viaggio e attendiamo con ansia il momento in cui entrambi esploreremo Marte. Non vediamo l’ora di unirci a voi”.
Dopo aver creato la propria agenzia spaziale nel 2014 fissando obiettivi ambiziosi, tra cui una colonia su Marte entro il 2117, la Hope Mars Mission è l’ultimo e il più ambizioso passo degli Emirati Arabi Uniti nel fiorente settore spaziale, dopo il lancio di satelliti sviluppati con partner sudcoreani.
Secondo gli esperti, il solo fatto di essere arrivati fin qui è un’impresa impressionante per il Paese del Golfo: la maggior parte delle missioni su Marte necessita dai 10 ai 12 anni di sviluppo, ma gli scienziati arabi ne hanno avuti solo sei per portare a termine il progetto.
Per realizzare la navicella hanno collaborato con un team americano presso il Laboratorio di Fisica Atmosferica e Fisica Spaziale dell’Università del Colorado Boulder. E per trovare un nuovo obiettivo scientifico per la missione di Hope, hanno consultato il Mars Exploration Program Analysis Group (MEPAG), un forum creato dalla NASA per pianificare le esplorazioni di Marte.
Gli Emirati Arabi hanno deciso di utilizzare Hope per costruire il primo quadro completo del clima di Marte durante l’anno marziano, ha commentato Sarah Al Amiri, responsabile scientifico della missione. “I dati raccolti dalla sonda aggiungeranno una nuova dimensione alla conoscenza umana - ha aggiunto il sovrano di Dubai, lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum - questo è il nostro contributo al mondo”.
Lo studio del sistema meteorologico di Marte, compresi i cambiamenti dell’atmosfera e del clima, potrebbero aiutare a comprendere come il pianeta rosso - che un tempo condivideva caratteristiche simili alla Terra - sia passato dall’avere fiumi e laghi ad una superficie totalmente priva d’acqua.