Doveva essere una chiacchierata fra i collaboratori più stretti, ma per Mark Zuckerberg si è trasformata in una nuova tegola a pendere pericolosamente sulla sua testa, e soprattutto su quella di “Facebook”, la sua creatura più celebre.
Zuckerberg, lasciandosi andare a commenti politici sulla corsa alle presidenziali del 2020, stigmatizzava la figura di Elizabeth Warren, una delle candidate Dem più accreditate per dare l’assalto alla roccaforte trumpiana. “Per noi sarebbe una rogna enorme”, si sente nell’audio che qualcuno dei presenti ha registrato di nascosto, malgrado fosse vietato. Un audio risalente al luglio scorso, della durata di due ore, diffuso dal sito “The Verge”, che sta scatenando il putiferio. “Sarebbe una minaccia alla nostra sopravvivenza. È convinta che si debba fare lo spezzatino delle aziende: sono pronto a scommettere che se fosse eletta avremo una causa legale, e che la vinceremo”. Il riferimento è ad un post dello scorso marzo, quando la Warren si era dichiarata convinta della necessità di una legge per spacchettare i colossi tecnologici ed evitare concentrazioni di potere, un po’ come era stato fatto per Standard Oli, JPMorgan e AT&T, divise in società più piccole per non minacciare il mercato e azzerare il diritto di concorrenza. “Facebook, Amazon e Google hanno un enorme potere sulla nostra economia e sulla nostra democrazia, li usiamo tutti. Ma nella loro ascesa al potere hanno demolito la concorrenza e usato le nostre informazioni private a scopo di lucro”.
La risposta di Elizabeth Warren non si è fatta attendere: “La vera rogna sarebbe non sistemare un sistema corrotto che permette ai giganti tecnologici come Facebook di attuare pratiche competitive illegali, calpestare i diritti alla privacy ed eludere ripetutamente le loro responsabilità”. Parole che lasciano intuire dei brutti quarti d’ora per Zuckerberg, se mai la senatrice vincesse la sfida che porta alla Casa Bianca.
Elizabeth Warren, 69 anni, senatrice per il Massachusetts, si è scontrata molte volte con Trump, da lei definito un “bullo razzista e un ometto arraffa-soldi”. Ricevendo in cambio il soprannome “Pocahontas” per le lontane origini pellirosse della famiglia.