In qualche modo una rivalsa per Matthew ed Elliott, che nel bigotto Nebraska avevano pagato a caro prezzo la loro scelta di vita: Matthew era stato licenziato dalla scuola cattolica in cui lavorava e la coppia desiderava ardentemente un figlio, ma temevano che l’adozione sarebbe stata rifiutata.
Attraverso un processo di fecondazione artificiale che ha coinvolto diversi membri delle due famiglie con sperma e ovuli, perché il neonato avesse l’impronta genetica di entrambi, Cecile, la madre di Matthew, si è offerta di portare a termine la gravidanza. A convincere i medici è stata la salute di ferro della donna, che malgrado i 61 anni ha portato avanti l’impegno coronato due mesi fa con la nascita della piccola Uma.

Come accennato, quando la vicenda è diventata di dominio pubblico i social si sono divisi in due: da una parte che loda la grande unità di corpo e di spirito delle due famiglie e la battaglia contro un mondo ancora troppo sessista e omofobo, dall’altra le peggiori accuse accompagnate da insulti di ogni tipo.