È un’ondata di polemiche che travolge l’Olanda intera, a cominciare dalla compagine di governo, la decisione annunciata dal ministro della salute Hugo de Jonge di allargare il suicidio assistito anche ai minori da zero e 12 anni malati terminali, per evitare loro inutili sofferenze quando non esistono cure possibili.
È una svolta epocale, dopo la legalizzazione del suicidio assistito sancita nei Paesi Bassi nel 2002 e seguita poco dopo dal Belgio, che al contrario nel 2014 è stato il primo Paese al mondo a introdurre l’eutanasia per i bambini.
L’approvazione della legge ha visto schierarsi compatti i conservatori cristiani che fanno parte della coalizione di governo guidata dal premier Mark Rutte, secondo cui la tesi sposata dal decreto si basa su numeri troppo esili: secondo una ricerca dell’ospedale pediatrico “Beatrix” di Groningen, 32 medici su 38 che negli ultimi anni hanno trattato bambini affetti da gravi patologie, avrebbero accertato che in 46 casi su 359 l’eutanasia sarebbe stata la scelta più umana possibile. Il ministro della salute ha ribattuto citando altrettanti studi che dimostrano quanto l’accanimento terapeutico non porti alcun beneficio ai piccoli condannati a morte, a parte un’agonia lunga e insopportabile per loro stessi e le famiglie. La procedura del suicidio assistito dei minori, si precisa, sarà possibile soltanto con la loro approvazione e quella dei genitori.
Negli ultimi otto anni, in Olanda hanno fatto ricorso all’eutanasia 378 persone affette da problemi mentali, 859 con problemi di demenza e 15 minori sotto i 17 anni. Un caso a sé, finito davanti ad un tribunale de l’Aia, riguardava il suicidio assistito di una paziente affetta da demenza per decisione del medico, e senza che lei o i familiari avessero dato il consenso.