Da suo padre Robert, oltre agli occhi azzurri e i capelli chiari, James Redford aveva preso lo spirito combattivo: insieme al papà, leggenda vivente di Hollywood, la scorsa primavera aveva firmato una lunga lettera in cui dava addosso ai negazionisti del Codiv-19, a cominciare dal più celebre di tutti, il presidente Trump. I due Redford non erano andati tanto per il sottile, accusando l’ex tycoon di pensare alle proprie tasche senza preoccuparsi se gli americani vivono o muoiono.
È una delle ultime testimonianze di James Redford, morto poche ore fa dopo due anni di lotta contro il cancro: aveva 58 anni e alla carriera davanti ai riflettori del padre aveva preferito la strada dello sceneggiatore, meglio ancora se per raccontare storie che parlassero di ingiustizie e umanità negata. Dopo due trapianti di fegato subiti negli anni Novanta raccontati nel documentario “The Strangers”, aveva creato il “James Redford Institute for Transplant Awerness”, per promuovere l’importanza della donazione degli organi.
Suo fratello Scott, che non ha mai conosciuto, era morto nel 1959, a un anno, lasciando la prima ferita nel cuore di papà Robert: due anni prima di lui era nata sua sorella Shana, seguita nel 1970 da Amy. Tutti figli di Robert e di Lola Van Wagenen, da cui Robert avrebbe divorziato nel 1095 per sposare anni dopo la coreografa tedesca Sibylle Szaggars.
A dare la notizia è stata la moglie Kyle su Witter: “Jamie è morto. Abbiamo ilk cuore a pezzi. Ha vissuto una vita bellissima, incisiva, ed è stato amato da molti. Ci mancherà profondamente. Come sua moglie da 32 anni, gli sono grata per i due spettacolari figli che abbiamo cresciuto insieme. Non so cosa avremmo fatto senza di loro negli ultimi due anni”.