Da settimane, la famiglia Jackson marcia compatta contro “Leaving Neverland”, il docu-film shock che racconta gli abusi subiti da due adolescenti nel regno delle fiabe creato da MJ in California. È un muro contro muro che si combatte fra interviste e carte bollate, con stuoli di avvocati al lavoro per smontare la veridicità del documentario.
Ma proprio in queste ore, il fronte dei Jackson inizia ad avere qualche cedimento: in un video del lontano 1993, nel periodo in cui era stata esiliata dalla famiglia denunciando abusi fisici da parte del padre, LaToya, 63 anni, quintogenita della famiglia Jackson e prima femmina ad essere entrata nel business della musica, ammetteva che suo fratello era un pedofilo, da lei stessa più e volte visto mentre pagava somme “molto, molto, molto grandi” per tenere tranquille le famiglie di adolescenti molestati. “Questo è un momento molto difficile per me. Michael è mio fratello, lo amo molto, ma non posso e non voglio essere una testimone silenziosa dei suoi crimini contro i bambini piccoli e innocenti. Se rimango in silenzio allora vuol dire che ho alimentato il senso di colpa e l’umiliazione che questi bambini stanno provando e penso sia sbagliato”. Si tratta di commenti raccolti nel periodo in cui il padre di Jordy Chandler, 13 anni, aveva accusato Jackson di aver molestato suo figlio.
LaToya, come avrebbe poi raccontato in un libro autobiografico (LaToya: growing up in the Jackson family), raccontava di essere stata lei stessa vittima di abusi sessuali e per questo convinta che le piccole vittime sarebbero state segnate emotivamente da quel che avevano vissuto con suo fratello. “Io stessa sono una vittima e so come ci si sente. Questi bambini saranno marchiati per il resto della loro esistenza e non voglio vedere altri innocenti rovinati a vita”.
Qualche tempo dopo, ripresi i contatti con la famiglia, LaToya aveva tentato di aggiustare il tiro delle sue affermazioni, assicurando che era stato il suo ex marito Jack Gordon a costringerla, riprendendo tutto.
In “Leaving Neverland”, l’attore di origine australiana Wade Robson racconta di essere stato violentato dai 7 ai 14 anni, spesso con sua madre, Joy, che dormiva in una stanza accanto. Una storia incredibilmente simile a quelle della seconda vittima, James Safenchuck, che accusa Jackson di averlo introdotto alla masturbazione e al porno, arrivando addirittura a “sposarlo” in un matrimonio finto, donandogli gioielli e diamanti in cambio di prestazioni sessuali.