Un’altra morte scuote il mondo del “K-pop”: Go Hara, artista di soli 28 anni, è stata trovata senza vita ieri sera nel suo appartamento di Seul.
È un’altra tegola che si abbatte sul fenomeno musicale sudcoreano, più volte finito nell’occhio del ciclone per alcuni casi di corruzione, sfruttamento della prostituzione e le eccessive pressioni a cui sono sottoposti gli artisti. A partire dagli anni Novanta, decennio in cui ha avuto inizio il fenomeno musicale ormai arrivato in tutto il mondo, sono decine i giovani artisti finiti in depressione che si sono tolti la vita. Fra i casi più eclatanti quello del suicidio della giovane Jang Ja-yeon, che in biglietto rivelava di aver subito violenze da diversi magnati dell’industria cinematografica e musicale sudcoreana.
Secondo la polizia distrettuale, Goo Hara si sarebbe tolta la vita, anche se è stato aperto un fascicolo d’inchiesta. Lo scorso anno, il suo nome era finito nelle pagine di cronaca per via di una controversia legale per un caso di “revenge porn”: Goo Hara aveva denunciato l’ex fidanzato Choi Jong-bum, che minacciava di diffondere un video girato di nascosto mentre facevano sesso. Un fenomeno in preoccupante aumento in Corea del Sud, a cui le autorità sembrano incapaci di reagire.
Finita nella gogna mediatica, Goo Hara aveva già tentato di togliersi la vita sei mesi fa, ma allora a salvarla in extremis era stato il manager. L’artista si era poi scusata con i propri fans, assicurando a breve un nuovo tour e un singolo, “Midnight Queen”.
A rendere ancora più cupa l’esistenza di Goo Hara, ex componente della girl-band “Kara”, il ricordo della sua migliore amica, Sulli, un’altra stella del K-pop che un anno fa si era tolta la vita perché vittima di bullismo.
Centinaia di fans di Goo Hara si sono radunati davanti all’ospedale del distretto Gangnam, a Seoul, per rendere omaggio all’artista.