Ancora una base jumper morta al Becco dell’Aquila, quota 2809, una delle piattaforme di lancio più conosciute e frequentate nel mondo che seguici della tuta alare. Il sindaco di Dro Vittorio Fravezzi è crontrario: “Una follia, un modo davvero singolare di scherzare con la propria vita. Del resto non vedo cosa posso fare per fermare questa lunga lista di morti. Ho commissionato diversi studi giuridici per capire come si può regolamentare. Mi hanno spiegato che si può fare poco. Non posso impedire l’accesso alla montagna. Potrei vietarlo, è vero. Ma poi la regola andrebbe fatta osservare e dovrei piazzare due vigili urbani fissi sulla vetta. Irrealizzabile». Il Becco dell’Aquila, a quota 2809 metri, da vent’anni è il sogno dei base jumper perché consente, una volta in aria lunghi percorsi prima di aprire il paracadute. La base jumper svedese, Josefin Sando, 30 anni, è la 25 vittima della tuta alare dal 2000 qui nel territorio di Dro. E’ morta Ferragosto in Trentino, si era appena lanciata il marito, illeso. La donna avrebbe urtata le rocce e poi sarebbe precipitata per circa 200 metri. Il Becco dell’Aquila mantiene un macabro record, dal 2000 a oggi già 25 base jumper sono morti lanciandosi dalle rocce scure. L’ultima vittima ad aprile, un 47enne norvegese.