Il timore dei francesi è che sul mondo dello sport stia per aprirsi uno scandalo di proporzioni inimmaginabili. Come quello che ha sconvolto per sempre gli Stati Uniti, dove 368 giovani atlete hanno raccontato di aver subito abusi da allenatori, medici e dirigenti.
Le premesse sono simili: nel settembre 2016 era stata un’inchiesta dell’Indianapolis Star a svelare la rete di pedofilia nascosta per decenni da medaglie, risultati e piazzamenti delle atlete americane. Questa volta tocca al quotidiano sportivo “L’Equipe” mettere nero su bianco le parole di tre ex stelle francesi del pattinaggio di figura: Hélène Godard, Anne Bruteneaux e Béatrice Dumor, che a quasi trent’anni dai fatti hanno deciso che era arrivato il momento di raccontare tutto, rompendo quell’omertà che è da sempre una regola dell’ambiente.
Le tre ex atlete, ormai quarantenni, raccontano il controllo e la manipolazione a cui erano sottoposte e le violenze sessuali subite tra il 1978 e il 1989. La prima, Hélène Godard, alla fine degli anni Settanta sognava di partecipare alle Olimpiadi, ma “isolata e vulnerabile” aveva dovuto piegarsi alle fantasie di Gilles Beyer, il suo allenatore ed ex campione di Francia del 1978, che si è introdotto nella sua stanza all’Insep (Istituto Nazionale dello Sport, della Competenza e della Performance) e poi ancora nel suo appartamento: ogni volta l’ha costretta a subire rapporti sessuali, anche se lei aveva solo 13 anni. “Lo ammiravo, si era conquistato la mia piena fiducia”.
Neanche cambiare allenatore, riesce a liberare Hélène Godard dallo squallore. Poco dopo finisce nella rete di Jean-Roland Racle, sei volte campione di Francia in coppia dal 1967 al 1975, che per darle una mano a contenere le spese la ospitava a casa sua durante gli allenamenti: “Ci sono stati due mesi senza alcun problema o avvisaglia, niente di niente. Poi, una sera, sua moglie non c’era e ha tentato di baciarmi: avevo 15 anni, lui 30. Ho capito che ovunque andassi, la situazione non cambiava”.
Non sono molto diversi i ricordi di Anne Brunetaux, all’apparenza finita sotto l’ala protettrice di Michel Lotz, vice-campione di Francia nel 1978 e 1979. Quando aveva solo 13 anni, l’ex campione che muoveva i primi passi come allenatore si è offerto di accoglierla: tra i 13 e i 15 anni, la giovane sportiva dormiva due giorni alla settimana a casa sua. “Mi è stato proibito di chiudere la porta del bagno. E ha cominciato ad autoinvitarsi nella vasca da bagno, chiedendomi di lavarlo: ho capito solo più tardi che si trattava di masturbazione”. Lo stesso allenatore ha riservato l’identico trattamento a un’altra speranza del pattinaggio transalpino: Béatrice Dumur, allora tredicenne. Ospitata ogni settimana tra il 1985 e il 1989, racconta di essere stata stuprata: “Diceva di essersi innamorato di me”.
A quasi trent’anni di distanza, gli episodi svelati dalle tre sono ormai caduti in prescrizione, e nessuna di loro ha mai presentato un reclamo o una denuncia. Hanno scelto di farlo ora, donne mature, non per vendetta ma per “incoraggiare a parlare chi è vittima di situazioni analoghe”, ma anche per denunciare l’inerzia della federazione, che secondo molti sapeva, ma preferiva tacere per evitare scandali dagli effetti dirompenti. Secondo il quotidiano, la FFSG era a conoscenza della situazione attraverso numerose lettere inviate dai genitori di un’atleta che denunciava “episodi inquietanti” durante un corso di formazione a La Roche-sur-Yon. Una lettera che la Federazione aveva inoltrato al Ministero dello Sport, allora presieduto da Marie-George Buffet, che a sua volta l’aveva inoltrata alla Procura della Repubblica di Créteil, ma nulla era successo.
Il ministero dello sport ha avviato un’indagine su Gilles Beyer, scoprendo che sul suo conto esistevano diverse informative che facevano riferimento ad “atti gravi”, raccomandandone un allontanamento perché non si occupasse più di allenare i giovani. Eppure Beyer è ancora il direttore sportivo del “Club des Française Volants” e non risulta alcuna indagine nei confronti di Jean-Roland Racle e Michel Lotz.