“Ho speso gran parte dei miei soldi in alcol, donne e macchine veloci: il resto l’ho sprecato”. È una delle frasi più celebri di George Best, considerato uno dei più grandi giocatori inglesi di sempre: un ex ragazzino ribelle di East Belfast diventato l’eroe di una generazione e al tempo stesso un antieroe che ha dedicato l’esistenza a tutti gli eccessi possibili.
Ma George Best è solo uno dei tanti esempi di campioni del calcio finiti sul lastrico malgrado guadagni faraonici, sperperati o finiti fra affari sbagliati e truffe architettate ad arte. Gli esempi non mancano: Andreas Brehme, granitico terzino della Nazionale tedesca passato anche dall’Inter di Trapattoni, finito senza un soldo in tasca per affari sbagliati e noie con il fisco. O ancora Ronaldinho, il fuoriclasse brasiliano che aveva chiesto aiuto scoprendo gli ultimi 6 euro sul conto corrente, e l’asso inglese Paul Gascoine, per lungo tempo finito sulle prime pagine dei tabloid inglesi in preda ai fumi dell’alcol. Per finire con Maurizio Schillaci, cugino del più celebre Totò e considerato da Zeman “uno dei più forti giocatori mai allenati”, che oggi sopravvive di stenti nei dintorni della stazione di Palermo.
Tutto questo per dire che i soldi inebriano e illudono, e anche la fortuna fa la sua parte: sembra in vena di regali ma prima o poi passa all’incasso e chiede tutto indietro. Proprio per evitare destini ingloriosi e una gestione delle fortune più oculata, la “UEFA” ha varato un corso destinato ai ricchissimi campioni del mondo pallonaro, spesso tanto abili sul terreno di gioco quanto impreparati sull’asfalto della vita. Il corso, chiamato “Financial Management Training” e organizzato con la collaborazione del colosso “Santander”, si sviluppa su sette moduli online che hanno come obiettivo l’ABC della gestione finanziaria. Il corpo docente, per parlare in modo chiaro a chi si intende di calci piazzati ma non di fondi di investimento, è formato da gente che certi rischi li ha vissuti sulla pelle come David James, ex portiere del Manchester City e della Nazionale inglese, e Gaizka Mendieta, ex giocatore della Lazio, ambedue diventati DJ e imprenditori di successo. “I calciatori non sono esperti di finanza e rischiano di cadere in trappole che possono portare velocemente alla bancarotta. Il problema è che certi falsi business sono così ben articolati da rendere difficile capire dove si nasconda la truffa: ma come dice il proverbio, se è troppo bello per essere vero, molto probabilmente non lo è”.