Tragedia sfiorata a Jacksonville, in Florida: alle 21:43 ore locali (le 3:43 di questa notte in Italia), un Boeing 737 è finito fuori pista finendo la sua corsa nel letto del St. Johns, un fiume che scorre di fianco all’aeroporto. Attimi di panico per le 136 persone a bordo, fra passeggeri ed equipaggio, con una ventina di feriti trasportati d’urgenza in ospedale, anche se - a quanto riportano i media americani – si tratterebbe di ferite di lievi entità.
L’aereo era stato noleggiato dal Dipartimento della Difesa americano alla compagnia charter “Miami Air International”, che collega Guantanamo con Jacksonville e Norfolk, in Virginia, tutte sedi di basi militari americane. Una linea spesso utilizzata da militari con le famiglie che si spostano fra le basi.
Dopo aver messo in sicurezza i passeggeri, le autorità sono al lavoro per arginare la perdita carburante che si è riservata nelle acque del fiume. Fra le cause, al momento solo ipotizzate, si pensa al maltempo che imperversava sulla zona, anche se la memoria è corsa ai tragici incidenti aerei che hanno indotto la Boeing a fermare i 7373 Max. Il colosso americano ha dichiarato di essere al lavoro per accertare le cause dell’incidente. Una delle passeggere, intervistate dalla CNN, ha raccontato che le maschere d’ossigeno sono scese di colpo, ma la grande professionalità del personale è riuscita a contenere il terrore dei passeggeri di essere atterrati in mare e non su un fiume.