Con il passare dei giorni, l’assedio al Campidoglio di Washington sta prendendo una piega strana e del tutto inattesa. In molti, sono ormai convinti che la reazione della polizia di fronte ad una folla composta da bianchi sia stata timida, impacciata e quasi compiacente. Ma se, al contrario, la folla fosse stata di afroamericani, le vittime sarebbero molte di più delle cinque vite spezzate.
Come termine di paragone val la pena ricordare che l’estate scorsa, i manifestanti del “Black Lives Matter” di Washington si sono trovati di fronte ad una massiccia dimostrazione di forza: elicotteri in volo sopra la città, truppe della Guardia Nazionale a pattugliare le strade e quantità immani di gas lacrimogeni a riempire l’aria. Invece, quando le “truppe di Trump” hanno fatto irruzione all’interno del Campidoglio, si sono trovati di fronte una presenza di polizia molto più esigua, e a fine giornata, gli arresti erano di gran lunga inferiori, mentre quelli nei giorni delle proteste del Black Lives Matter risultano cinque volte maggiori. E per di più, molti dei bianchi arrestati devono rispondere di accuse molto meno gravi.
La polizia ha effettuato 61 arresti “relativi ai disordini”, rispetto ai 316 del 1° giugno, quando i manifestanti e i rivoltosi hanno riempito le strade della città una settimana dopo la morte di George Floyd. Era il giorno della celebre foto di Trump con in mano la Bibbia: un’uscita che aveva costretto le forze dell’ordine a disperdere i manifestanti, per lo più pacifici, con gas lacrimogeni.
“È offensivo verso chi si batte per la giustizia razziale - commenta Anthony Lorenzo Green, uno dei capi del gruppo Black Lives Matter DC - il modo in cui hanno scelto di mettere al sicuro il Campidoglio è stato lasciar passare tutti. Se noi avessimo tentato di entrare in Campidoglio saremmo stati uccisi, arrestati e picchiati a sangue”.
Le disparità negli arresti sono particolarmente marcate considerando che questa settimana il numero di feriti nelle file della polizia sono stati maggiori. Secondo il dipartimento, 56 ufficiali sono stati costretti a ricorrere alle cure ospedaliere mentre tentavano di contenere l’insurrezione, mentre 21 agenti sono rimasti feriti nei 10 giorni tra il 29 maggio e il 7 giugno.
Monica Hopkins, direttore esecutivo dell’ACLU di Washington, non accetta le scuse del dipartimento, che parla di attacco non preventivabile: “Siamo la capitale degli Stati Uniti, una città occupata in continuazione da manifestazioni di massa. Dire che sono stati presi di sorpresa o che non sapevano cosa stesse per succedere è falso”.
L’ufficio del sindaco Muriel Bowser non ha risposto alle richieste di commenti sulla disparità degli arresti, anche se nelle ore successive non è mancata una critica aperta: “abbiamo assistito ad un atteggiamento diverso dei funzionari federali rispetto alla risposta militarizzata alle proteste estive”.