L’unico lavoro che le resta è quello di autista di “Uber”: non è tanto, ma quanto basta per sperare aggrappata ad uno straccio di futuro. Per non perdere anche quell’unico ingaggio che le frutta qualche dollaro, Lauren ha l’obbligo di mantenere la sua Toyota Prius immacolata. Ma c’è anche un altro motivo: quella macchina in realtà le serve per vivere, in tutti i sensi. Se di giorno si sposta per Los Angeles portando clienti, di notte ci dorme.
Lauren Kush ha 36 anni ed è una senzatetto, una “homeless”, come chiamano da queste parti l’esercito di chi non ha più nulla, a parte la strada. Secondo un censimento della contea di Los Angeles almeno 16mila persone vivono in auto, un quarto dei 60mila senzatetto che non hanno neanche quella e si accontentano di androni e panchine. Ma se auto e camion sono alternative agli affitti della città degli angeli, i più alti di tutta l’America, non hanno bagni e docce, in più dormire sulla strada è illegale, e rischiosissimo, in una città che non scherza.
Lauren sa di correre ogni notte un grave pericolo: per tanto tempo ha cercato parcheggi non troppo bui, poi prendeva le coperte dal bagagliaio della macchina e si sdraiava sui sedili posteriori: “Difficilmente dormo un sonno pieno, al minimo rumore scatto. Non è molto comodo, sono alta 1,70: avrei bisogno di qualche centimetro in più per le gambe, ma questo è quel che ho, e me lo faccio bastare”.
Lauren Kush aveva una vita normale, la Toyota è l’ultimo ricordo della sua esistenza precedente: poi ha perso il lavoro e poco dopo non è stata più in grado di pagare l’affitto dell’alloggio in cui viveva: 2.350 dollari al mese, la media degli affitti a Los Angeles.
“Spesso sono stata molestata, tante volte sono stata svegliata di soprassalto da gente che urlava o che si picchiava nei parcheggi”. Adesso va un po’ meglio: Lauren ha trovato un parcheggio sorvegliato da una guardia giurata gestito dall’organizzazione no-profit “Safe Parking LA”, che offre un “luogo sicuro e stabile per parcheggiare il veicolo, rimanere conformi alle leggi locali e avere accesso ai servizi igienici”.
“Qui dorme gente che proviene da tutti gli ambienti e classi sociali – assicura la coordinatrice del programma Emily Uyeda Kantrim - da professori universitari a ex impiegati, tutti finiti in disgrazia per via della crisi, di divorzi o di fallimenti finanziari”.
I safe parking di Los Angeles sono una storia recente: nel marzo del 2018, una chiesa ha concesso il primo lotto di terreno: da allora, il servizio si è esteso ad altri otto spazi con circa 120 posti auto.
Oltre al parcheggio, l’organizzazione cerca di trovare alloggi e offrire servizi come l’iscrizione gratuita ad una palestra che concede l’accesso alle docce. “Queste persone hanno un posto dove stare: è gente dimenticata, ma potrebbe dare ancora molto alla società. Stanno lottando per tornare ad un’esistenza normale”.
Il comune di Santa Barbara in questo è sempre stato all’avanguardia: nel 2004 è stato il primo ad aprire un parcheggio sicuro. Poi, con l’aggravarsi della crisi e l’aumento degli affitti, programmi simili sono spuntati in tutta la California: San Diego, Oakland, San Jose e San Francisco, che ha recentemente aperto il suo primo safe parking, con spazi per quasi tre dozzine di veicoli, bagni e docce.
“Vivere così è doloroso, mi sta logorando – conclude Lauren - ma riuscirò a trovare un lavoro. Io ci credo, devo farlo: prima o poi tornerà Natale anche per me”.