I massimi funzionari della sicurezza nazionale statunitense continuano a difendere quanto affermato da Trump: uccidere il generale iraniano Qasem Soleimani era necessario perché rappresentava una minaccia imminente per le vite di soldati e personale americano. Ma quando i media hanno chiesto di fare qualche esempio, nessuno è stato in grado di fornire prove che quanto affermato fosse vero: i vertici della Casa Bianca si sono limitati a citare “un’escalation di violenza che sarebbe sfociata nei prossimi giorni o forse settimane, se non mesi”.
Risultato, sui media americani e fra l’opinione pubblica serpeggia sempre più forte lo scetticismo, e la convinzione che Trump abbia voluto spostare l’attenzione degli americani dalla grana dell’impeachment.
Una fonte del Congresso repubblicano, a conoscenza della decisione di colpire Soleimani, ha riconosciuto che in passato il Presidente “è stato riluttante a intraprendere azioni militari”, ma l’uccisione di un contractor americano, il ferimento di altri, e le successive proteste all’ambasciata “hanno oltrepassato il limite”. I suoi consiglieri gli avrebbero fatto notare che “se non rispondiamo ora, l’Iran continuerà ad oltrepassarlo”.
Dopo una riunione domenica a Mar-a-Lago, dove il presidente Trump è stato informato dal team sulla sicurezza nazionale sulle opzioni riguardanti l’Iran, alcuni funzionari sono apparsi sorpresi che il presidente abbia scelto di prendere di mira Soleimani. Da allora, gli Stati Uniti hanno fornito pochi dettagli sulle presunte minacce e neanche sono stati in grado di illustrare un quadro chiaro sulla “minaccia imminente”.
“Soleimani si trovava in Medio Oriente, in Iraq, e viaggiava per il Medio Oriente. Era appena arrivato da Damasco, dove stava pianificando attacchi contro militari e diplomatici statunitensi. L’azione mirata ha avuto lo scopo di interrompere gli attacchi pianificati e di scoraggiare quelli futuri: questa azione è stata intrapresa per fermare una guerra, non per iniziarne una nuova”, ha commentato Trump.
Ma adesso, la Casa Bianca e il Pentagono temono che l’Iran possa reagire “entro poche settimane”, trascinando l’Occidente in una guerra di cui nessuno sentiva il bisogno.
Il livello è ormai di minaccia continua, che fa presagire il peggio: i pasdaran hanno annunciato di aver individuato 35 obiettivi americani a portata dei loro missili, mentre Trump ha replicato di avere sotto sorveglianza 52 siti iraniani che possono essere distrutti molto rapidamente.