Si riaccende la speranza di chi ama le cospirazioni ed è convinto che all’interno dell’Area 51, in Nevada, ci sia una collezione di alieni, astronavi e suppellettili marziane. Sui media americani, in questi giorni, tiene banco la misteriosa missione dell’X-37B della US Air Force, tornato domenica scorsa sulla Terra dopo aver trascorso 780 giorni in orbita: era partito il 7 settembre 2017 dalla piattaforma 39A di Cape Canaveral, in Florida, per quella che è diventata la missione spaziale più lunga della storia.
I dettagli della missione sono coperti da segreto militare, e la US Air Force, per tentare di placare la curiosità degli americani, ha rivelato solo che il programma si concentra sulla “sperimentazione e lo sviluppo di veicoli spaziali riutilizzabili”. “Il nostro team si è preparato da tempo per questo volo e sono estremamente orgoglioso di vedere il lavoro e la dedizione culminare nel ritorno sulla Terra dell’X-37B”, ha commentato il generale Doug Schiess, senza aggiungere altro.
Ogni missione del velivolo, accompagnata dal timbro “top secret”, scatena le speculazioni e le teorie su attività di spionaggio o per testare armi spaziali. L’US Air Force conferma che l’ultima missione dell’X-37B ha condotto esperimenti per conto dell’Air Force Research Laboratory (AFRL), agenzia che si occupa di “tecnologie di combattimento” per l’aria, lo spazio e il cyberspazio.
L’X-37B, lungo circa 8,8 metri, alto 2,9 metri e con un’apertura alare di quasi 4,5 metri, è un velivolo sperimentale privo di pilota in grado di volare a atterrare in modo autonomo: un progetto realizzato dalla “Boeing” con la supervisione della “Darpa” (Defense Advanced Research Project Agency) e la “Nasa”, l’ente spaziale americano. È nato per testare tecnologie per il volo orbitale, la propulsione, la navigazione, i sistemi di protezione termica e lo sviluppo di nuovi materiali. La sesta missione dell’X-37B è prevista nel 2020.