Le immagini degli spalti semivuoti del Bok Center di Tulsa, durante il primo comizio elettorale di Trump, hanno fatto il giro del mondo. La chiamata pubblica alla sua gente, con la richiesta di essere un milione per dimostrare che l’America è ancora con lui, è andata in fumo.
Qualche ora dopo, mentre Trump probabilmente schiumava rabbia con il suo staff su qualche limousine blindata, arrivava la verità: l’hanno messo in mezzo. Buona parte dei 19mila posti dell’arena indoor erano stati prenotati da giovani attraverso un efficace tam-tam attraverso l’incrocio di TikTok, una delle app più di successo, e i fan del pop coreano “K-pop”.
Come da regolamento, i ragazzi si sono registrati sul sito dell’evento per ottenere i biglietti, gratuiti ma contingentati, per poi non presentarsi e giocare un brutto colpo al presidente. Il tutto accompagnato da una presa in giro: migliaia di video di giovani in cui ognuno inventava le scuse più banali per dire che non sarebbe potuto andare a sentire Trump.
La campagna però pare sia stata ideata da Mary Jo Laupp, una signora 51enne di Fort Dodge, nell’Iowa, assai contrariata dalla scelta iniziale di Trump di tenere il comizio il 19 giugno, in concomitanza con il “Junettenth”, la giornata dell’emancipazione dalla schiavitù. Ma anche quando il presidente ha posticipato l’evento di due giorni, la signora ha pensato fosse simpatico proseguire, continuando a incitare i giovani al boicottaggio.
Per gli analisti politici, al di là dello scherzo, l’esordio di Trump è andato ben oltre sotto la soglia di delusione. È vero che solo 6.300 posti su 19mila erano stati riempiti, ma all’esterno i maxischermi attendevano oltre 40mila sostenitori, quelli che non avevano trovato posto al Bok Center ma non volevano far mancare il proprio sostegno a Trump. Neanche loro si sono visti, e in questo caso hanno scelto in proprio.