Per i senatori che il 6 gennaio scorso sono rimasti intrappolati mentre Capitol Hill era presa d’assalto dai rivoltosi, il processo per l’impeachment di Trump è un doloroso viaggio nell’orrore e la paura provati quel giorno, oltre a diventare un devastante atto d’accusa verso Trump: colui che ha ha tramato e incitato forse il peggior crimine possibile di cui un presidente possa macchiarsi.
Le prove video inedite trasmesse in aula mostrano una folla letteralmente assetata di sangue profanare il templio della democrazia americana, l’eroismo di agenti di polizia sopraffatti che imploravano rinforzi nelle radio e senatori che correvano cercando ripari dietro le porte degli uffici. I filmati di sorveglianza mostrano l’allora vicepresidente Mike Pence spinto via a forza dalla scorta, a pochi metri di distanza dai rivoltosi che chiedevano di impiccarlo. Un agente di polizia urla di dolore, intrappolato tra una porta e la folla che spinge, poi la scena orribile di Ashli Babbitt, una donna che tenta di arrampicarsi attraverso una finestra andata in frantumi prima di cadere all’indietro, colpita a morte da un ufficiale di polizia.
“Quando la folla ha invaso e occupato il campidoglio, Trump si godeva lo spettacolo in TV, come fosse un reality show - ha commentato Jamie Raskin, principale responsabile dell’impeachment alla Camera - si è divertito, e non ha fatto nulla per aiutarci in qualità di comandante in capo. Ha preferito incitare ancora inviando tweet che hanno ulteriormente incitato la folla scatenata”.
Una ricostruzione dei fatti decisamente potente che ha reso ancora più chiaro il terrore che correva all’interno dei corridoi di Capitol Hill, dagli effetti perfino più spaventosi di quanto è stato raccontato finora. È sempre più evidente che solo la buona sorte, e il coraggio della polizia, hanno impedito una carneficina.
Secondo i media americani, con una mole di argomentazioni così enorme, come può una mente aperta potrebbe non votare per condannare l’ex presidente?
Il 6 gennaio, è ormai chiaro a tutti, è il risultato finale dell’atteggiamento tenuto da Trump per mesi: dopo le accuse e il naufragio, uno dopo l’altro, dei ricorsi presentati nei vari stati, aveva deciso di minare il conteggio dei voti da cui sarebbe uscito sconfitto. È dimostrato come Trump abbia voluto e organizzato il raduno a Washington del 6 gennaio, e di come l’incitamento a “combattere per salvare il paese” sia stato preso come un ordine di attacco in piena regola. “Trump li ha mandati qui in missione - tuona Stacey Plaskett, uno dei responsabili dell’impeachment - ha messo un bersaglio sulle spalle di deputati e senatori lasciando che la folla facesse irruzione nel Campidoglio per dar loro la caccia. Solo lui, il nostro comandante in capo, aveva il potere di fermarli. E non l’ha fatto”.
Naturalmente, l’impeachment è un processo politico e non giudiziario, quindi anche le prove più schiaccianti avranno poco impatto se i 100 senatori hanno già preso una decisione. E la maggior parte dei membri del GOP della camera vuole evitare di essere vittima del culto della personalità di Trump, dopo aver trascorso quattro anni ad assecondare i suoi abusi di potere. Ciò significa che è improbabile mettere insieme la maggioranza dei due terzi al Senato per condannare l’ex presidente, anche se i documenti video hanno lasciato molti repubblicani profondamente scioccati, messi di fronte ad una battaglia intima tra le loro coscienze e la convenienza politica.
Un video mostra il senatore Mitt Romney salvato per un soffio dalla folla da Eugene Goodman, agente considerato uno degli eroi di quel giorno. In un altro, si vede Chuck Schumer correre insieme alla sua scorta inseguito da rivoltosi.
Ma le pressioni politiche che gravano sui repubblicani sono evidenti: il senatore Bill Cassidy è stato rimproverato dal partito per aver votato a favore perché il processo procedesse su basi costituzionali, e molti altri continuano a sostenere che sia incostituzionale processare un presidente che è tornato ad essere un privato cittadino. Una tesi che evita furbamente di esprimere un giudizio sul comportamento di Trump, ma lascia anche senza risposta chiedersi quali conseguenze andrebbero intraprese nei confronti di un presidente che ha incitato l’assalto a Capitol Hill dopo aver infangato le elezioni e il fondamento democratico dell’America, mostrando al mondo intero uno dei più clamorosi abusi di potere nella storia degli Stati Uniti.
Finora, i senatori hanno sentito solo una parte della storia, e un processo legale equo richiede che l’ex presidente abbia diritto alla difesa. Spetterà agli avvocati di Trump, probabilmente a partire da venerdì, tentare di scardinare il castello accusatorio che lo collega in modo diretto alle violenze del 6 gennaio. Le loro dichiarazioni di apertura, assai confuse, finora hanno solo fatto infuriare l’ex presidente, dimostrando che l’impresa non sarà affatto semplice.