L’annuncio di Mike Pompeo, segretario di Stato americano, è la prima risposta concreta della Casa Bianca alle richieste del Congresso di assumere una posizione ferma in merito all’efferato omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, il collaboratore del “Washington Post” assassinato lo scorso 2 ottobre all’interno del consolato saudita di Istanbul.
A riferirlo è il Dipartimento di Stato Americano: “Il segretario di Stato Mike Pompeo denuncia pubblicamente le seguenti persone per i loro ruoli nell’omicidio di Jamal Khashoggi: secondo informazioni credibili sono coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani”. La sanzione – che si estende anche ai familiari – prevede il divieto assoluto per 16 sauditi di entrare negli Stati Uniti, e arriva dopo la revoca del visto ad una ventina di funzionari sauditi e al congelamento dei fondi di altre 17 persone in qualche modo legale al regno di Riad. Fra questi spicca il nome di Saud-al-Qahtani, ex consigliere personale del principe Mohammed bin Salman, e Maher Mutreb, uno dei probabili capi della squadra che eliminò Kashoggi.
Secondo alcuni rapporti della Cia passati al vaglio del Congresso, nell’omicidio del giornalista emergerebbe un coinvolgimento diretto del principe ereditario saudita. Sospetti resi ancor più validi da un’inchiesta del “New York Times” su una campagna segreta voluta dal principe per mettere a tacere i dissidenti utilizzando tutti i mezzi a disposizione, leciti e illeciti. È stato anche accertato che la squadra di specialisti che eliminò Kashoggi, giunta appositamente da Riad, avrebbe partecipato ad almeno dodici operazioni simili a partire dal 2017: in molti casi, il team riuscì a riportare in patria cittadini sauditi residenti all’estero, subito ingoiati dalle prigioni e di cui non si sa più nulla. Rivelazioni che avevano creato un certo imbarazzo nello staff presidenziale, fino a quel momento portato a mantenere una linea morbida verso bin Salman, il principe che da sempre si dichiara estraeo alla morte del giornalista.