Joe Biden, l’ex vicepresidente di Obama al centro della dura polemica con Trump che ha portato al tentativo di impeachment, si è sempre sentito l’unico candidato Dem a poter scongiurare all’America altri quattro anni di “The Donald”. Ma dopo le primarie nel New Hampshire, la campagna elettorale di “Sleepy Joe”, come lo chiama Trump, appare sempre più in bilico. Da favorito, per mesi saldamente in testa nei sondaggi, si ritrova nella scomoda posizione del quinto posto fra i votati, con nessun delegato, alle spalle di Bernie Sanders, Pete Buttigieg e Amy Klobuchar, tutti reduci da piazzamenti decisamente migliori.
Per fare piazza pulita dei dubbi, Biden ha anticipato la propria presenza in South Carolina, dove il 29 febbraio sono in programma le primarie, dopo i caucus del Nevada: uno stato in cui, secondo i sondaggi, Joe dovrebbe andare sul sicuro, forte dell’appoggio del 31% degli elettori e ben distante dagli inseguitori Tom Steyer, dato al 18,5%, e Bernie Sanders al 17.
Dal suo staff circola serenità: Joe non ha alcuna intenzione di mollare, ma i dubbi serpeggiano. Secondo Quentin James, direttore del comitato “The Collective” che appoggia i candidati afroamericani, “Gli elettori neri si stanno allontanando: l’avevano appoggiato perché ritenuto un bianco progressista capace di battere Trump. Ora è cambiato tutto, e di sprecare il voto non tutti sono d’accordo”.
C’è poi l’incognita del “Super Tuesday” del 3 marzo prossimo, quando è annunciata la discesa in campo di Michael Bloomberg, la vera incognita delle primarie Dem, dato in forte ascesa grazie agli investimenti pubblicitari milionari. Nell’attesa, altri tre candidati hanno dato forfait: l’imprenditore di origine asiatica Andrew Yang, il senatore del Colorado Michael Bennet, e l’ex governatore del Massachusetts Deval Patrick.