Dato per spacciato, tagliato fuori dai giochi, finito in un angolo, Joe Biden, - l’ex vice di Barack Obama – con un colpo di reni degno delle migliori sceneggiature di Hollywood travolge il resto dei candidati Dem nel “Super Tuesday”, passaggio cardine delle primarie americane. È il tardo pomeriggio quando Joe compare sul palco del “Baldwin Hills Recreation Center” di Los Angeles per annunciare: “È una notte straordinaria, siamo più vivi che mai”.
Ha ragione: si è preso mezza America, anche se Texas e California – quest’ultimo il boccone più ambito per i 415 delegati – gli hanno preferito il vecchio saggio Bernie Sanders. Ma il conto finale è comunque dalla sua: 302 delegati contro i 239 di Bernie, seguiti dai miseri 17 che tagliano fuori anche Elizabeth Warren.
Il grande sconfitto è Michael Bloomberg, il miliardario ex sindaco di New York che ha preferito immolare milioni di dollari in pubblicità piuttosto che scendere fra la gente. A caldo, Mike ammette che sta facendo un pensiero su un eventuale ritiro, anche se dichiara di essere “pronto a tutto pur di vedere Trump sconfitto”.
Amy Klobucher, senatrice del Minnesota, spiega l’improvviso “tsunami Biden” nel serrate le file del partito democratico verso un unico candidato, “Sleepy Joe”, come lo chiama Trump, il sonnacchioso Joe, che in realtà ha sempre temuto, lo dimostrano i tentativi di scatenare un’inchiesta dell’Ucraina sulla sua famiglia che gli è quasi costata la poltrona dello Studio Ovale.
A spingere Biden i numerosi endorsement delle ore precedenti: dagli ex candidati dem Amy Klobucher e Pete Puttigieg a Susan Rice, consigliere per la sicurezza nazionale, quindi l’attrice Alyssa Milano e la vedova di Ted Kennedy, solo per citarne alcuni: quanto basta per portarsi a casa 8 stati su 14.