Niente da fare: Leslie Van Houten resta in carcere. Per la ventiquattresima volta, la richiesta di libertà vigilata viene negata alla più giovane seguace della setta malefica di Charles Manson. Ha 70 anni, è in galera da 50, quando fu arrestata insieme al resto della “The Family” dando una risposta alla serie di omicidi scioccanti che nel 1969 aveva marchiato con il sangue le colline di Hollywood e Beverly Hills.
Nel 1971, Leslie Van Houten è stata condannata a morte (pena commutata in ergastolo l’anno successivo) per gli omicidi di Leno e Rosemary LaBianca, il manager e sua moglie massacrati la notte del 10 agosto 1969 nella loro villa di Waverly Drive. Dopo la strage della notte precedente al 10050 di Cielo Drive, quando “la famiglia” giustizia Sharon Tate e altre quattro persone, il duplice omicidio dei LaBianca diventa il secondo capitolo della “Helter Skelter”, la guerra apocalittica fra bianchi e neri che Manson era convinto di poter scatenare uccidendo personaggi in vista.
Nata il 23 agosto del 1949 in una famiglia borghese di Altadena, un sobborgo di Los Angeles, a 14 anni Leslie Van Houten ha già scelto le peggiori compagnie possibili: consumatrice di droghe che invadono la California di quegli anni ribelli, a 17 anni resta incinta ed è costretta ad abortire dalla madre. L’incontro con Charles Manson, il santone che raccoglie giovani disperati dalle strade piegandoli alle sue idee a forza di stupefacenti, è folgorante. È lei, insieme a Patricia Krenwinkel, ad occuparsi di Rosemary LaBianca, trovata in camera da letto, legata, imbavagliata e massacrata con 47 coltellate, contate una dopo l’altra dall’autopsia. Ma è anche lei, dopo l’arresto, a fornire alla polizia informazioni utilissime per identificare i ruoli e i nomi dei componenti delle squadre della morte che nel giro di due notti avevano ucciso Sharon Tate e i suoi amici, più i coniugi LaBianca.
Nel commentare l’ennesimo rifiuto alla libertà vigilata, il governatore Gavin Newsom ha spiegato che malgrado i progressi fatti nei 50 anni di detenzione, Leslie Van Houten potrebbe essere ancora oggi “socialmente pericolosa”.