Ma quei 27 minuti si sono trasformati in un fenomeno difficilmente spiegabile dalla scienza e della medicina: Tina ha preso un block notes e una penna scarabocchiando “It’s reale”, è reale. L’ha fatto usando una grafia strana, incerta, infantile, traballante e confusa, ma la frase si legge.

Ma per Tina, quel giorno non era l’ultimo: i medici sono riusciti a strapparla alla morte, aggiungendo il suo nome al 10% di coloro che si salvano dopo essere andati in arresto cardiaco. Il merito, hanno spiegato i medici, è nel massaggio cardiaco immediato che le hanno praticato prima Brian e poi i paramedici, un gesto che può davvero fare la differenza.
E quando ha ripreso conoscenza, Tina ha raccontato di essere stata nell’aldilà e per qualche motivo che non sa, di essere tornata da questa parte. “Era tutto reale, i colori erano vivaci: ho visto una figura attraverso un cancello nero, penso fosse Gesù. Dietro di lui una luce gialla brillante”.
Nel 2013, l’Università del Michigan ha realizzato uno studio sui alcuni ratti: indotti in arresto cardiaco, hanno notato un incremento dell’attività cerebrale nei momenti precedenti alla morte.