A uccidere Lorna Breen, direttrice del pronto soccorso dell’ospedale “Presbyterian Allen” di New York non è stato il coronavirus, ma l’enorme carico di stress di un medico che voleva salvare tutti, ma quando ha capito che le forze non le bastavano più, ha pensato di aver fallito.
Sono i contorni tristissimi di una vicenda che sta rimbalzando sui media americani da ore, alzando il velo per l’ennesima volta sul ruolo dei medici, gente che non sceglie quel mestiere per sentirsi chiamare eroe, ma perché ha forza a sufficienza per lottare con la morte e strappare quante più vite possibili.
Lorna Breen, 49 anni, era un medico di lungo corso, e quando la pandemia ha gettato nel terrore la sua città non ha esitato a mettersi alla guida della task force ospedaliera che doveva affrontare le centinaia di casi di Covid-19 che ogni giorno di più invadevano letti, corsie e corridoi dell’ospedale. Qualche settimana fa il virus aveva colpito anche lei: si era curata ed era tornata al suo lavoro dopo neanche due settimane, ma la direzione sanitaria dell’ospedale le aveva ordinato di restare a casa. E qualcosa dentro di lei si è rotto.
Suo padre, anche lui medico, racconta di averla sentita qualche giorno fa: era stanca, sembrava distante, assorta in altri pensieri. Gli aveva raccontato di troppi pazienti che morivano ancor prima di riuscire ad entrare nel pronto soccorso, travolti da un virus che non ha tempo di aspettare e reclama ogni giorno centinaia di vite. La famiglia aveva deciso di allontanarla un po’ dall’enorme bagaglio di dolore a cui assisteva da mesi, portandola a Charlottesville, in Virginia. Ma appena è rimasta sola, Lorna si è uccisa.
“Gli operatori sanitari e i soccorritori non sono immuni agli effetti mentali o fisici della pandemia - ha commentato Rashall Brackney, capo della polizia di Charlottesville - ogni giorno operano nelle circostanze più stressanti e i dispositivi di protezione possono ridurre la probabilità di essere infettati, ma non proteggere dalla devastazione emotiva e mentale causata da questa malattia”.
È ancora una volta il padre a parlare, smentendo le voci secondo cui sua figlia Lorna fosse in depressione: “Non aveva alcun problema, fisico o mentale. Ha semplicemente cercato di fare il suo lavoro fino alla fine, e il suo lavoro l’ha uccisa. Era veramente nella trincea della prima linea: è stata un’eroina, e adesso il suo nome si aggiunge soltanto all’elenco dei morti”.