Mercoledì scorso, 12 dicembre: una giornata fredda e umida che, se possibile, rende New York ancora più affascinante. Per Tessa Majors, 18 anni, figlia dello scrittore Inman Majors e matricola del “Bernard College”, la Grande Mela è ancora tutta da scoprire: è arrivata pochi mesi fa dalla tranquilla Charlottesville, Virginia. Tessa decide di fare una passeggiata al “Morningside Park”, una zona verde che fa parte del Central Park, al confine con Harlem, il quartiere nero di New York che una volta era zona off-limit, e oggi è diventato una zona residenziale. Lo stesso posto e la stessa ora scelta da una gang di balordi, che si addentra nel Morningside Park con l’idea di alleggerire qualche passante: incrociano Tessa, e sotto la minaccia di un coltello le chiedono la piccola sacca che porta a tracolla, ma lei probabilmente reagisce. Uno degli aggressori la colpisce allo stomaco con almeno tre fendenti, poi si allontano di corsa, lasciando Tessa a terra agonizzante. Con le ultime forze in corpo, la ragazza tenta di avvicinarsi ad un gabbiotto della polizia che però in quel momento è vuoto: l’agente di guardia, come da protocollo, era impegnato in un giro di perlustrazione lungo il parco. È lui a ritrovare Tessa priva di sensi pochi minuti dopo: i soccorsi sono immediati, ma per la ragazza non c’è più nulla da fare. È morta dissanguata.
New York è sotto shock, ancora di più quando la polizia annuncia di essere sulla tracce di tre ragazzini ripresi dalle telecamere di sorveglianza del parco, che hanno immortalato per intero la scena dell’aggressione. A poca distanza dal corpo di Tessa, gli agenti trovano l’arma del delitto: un coltello su cui oltre al sangue della giovane sono rimaste le impronte degli assassini. Harlem sembra rimpiombare nei suoi anni peggiori, quando nessuno sano di mente si sarebbe avventurato in un parco pubblico. Le cose da allora sono cambiate molto, e il Morningside Park è sempre affollato di studenti, famiglie, bambini e pensionati.
Ieri, la svolta delle indagini con l’arresto di due adolescenti di 13 e 14 anni, che malgrado la giovanissima età due vecchie conoscenze della polizia hanno alle spalle una discreta carriera fatta di risse, furti e rapine. All’appello manca ancora il terzo componente della babygang, un ragazzino che sarebbe riuscito a fare perdere le proprie tracce. Ma per la polizia “è solo questione di ore”.