Per settimane, gli esperti hanno avvertito gli americani che l’inverno sarebbe stato uno dei periodi più bui nella storia dell’America. E quel tempo è ormai alle porte: dalla California al Kansas, dal Massachusetts alla Florida, medici, infermieri, impresari di pompe funebri e organizzazioni di banchi alimentari si preparano ad una stagione devastante. Sono già stremati ed esausti dopo mesi di lotta contro la pandemia, ma temono che il peggio debba ancora venire.
“Credo che abbiamo superato il punto di rottura - ha confidato il dottor Adolphe Edward, CEO di El Centro Regional Medical Center, in California - il personale è tutto presente, ma sono a pezzi”. Giovedì erano rimasti solo due letti liberi nel reparto di terapia intensiva spostato nell’ospedale da campo costruito in una parte del parcheggio: “È come essere in zona di guerra, ma in fondo siamo in guerra contro il Covid. Ad un certo punto, la capacità di recupero comincia a cedere, indipendentemente da quanto le squadre di medici e infermieri siano disposte a fare”.
Ospedali come El Centro sono arrivati sull’orlo del baratro mentre nel resto degli Stati Uniti i ricoveri aumentano senza sosta. Ma con il freddo che spinge le persone al chiuso e un Paese stanco e desideroso di potersi rilassare nel periodo delle vacanze, le strutture sanitarie potrebbero essere sopraffatte.
I numeri dipingono un quadro desolante. Secondo la Johns Hopkins University, giovedì gli Stati Uniti hanno toccato il picco più alto di casi e decessi, rispettivamente con 217.664 e 2.879. A questi va aggiunto un altro triste record: 100.667 ricoveri ospedalieri.
“La verità è che dicembre, gennaio e febbraio saranno mesi duri - teme il dottor Robert Redfield, direttore dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie - temo che possano essere i più difficili nella storia della sanità pubblica di questa nazione, in gran parte a causa dello stress che metterà a dura prova il nostro sistema sanitario”.
Gli infermieri del Montefiore New Rochelle Hospital, a New York, il primo hotspot Covid-19 della costa orientale, sono scesi in strada chiedendo una retribuzione migliore, più personale e un equipaggiamento protettivo di qualità superiore in vista di un potenziale aumento dei ricoveri di Covid-19. “In questo momento, abbiamo meno personale di quello che avevamo in primavera, quando il Covid è iniziato: non siamo preoccupati, siamo terrorizzati”.
Il bisogno di più personale si fa sentire nelle comunità di tutto il Paese. Giovedì, il Segretario per la Salute e i Servizi Umani del Massachusetts, Marylou Sudders, ha annunciato il progetto di costruire un ospedale da campo a Lowell, e ha supplicato i suoi concittadini di farsi avanti per dare una mano: “Chi ritiene di avere capacità, attitudine al lavoro e tempo per dare aiuto in ospedale, sappia che abbiamo estremo bisogno. È arrivato il momento di servire la vostra comunità e i vostri cari”.
Anche gli infermieri dell’Hutchinson Regional Medical Center di Hutchinson, in Kansas, temono il potenziale aumento dei casi. “Tra due o tre settimane saremo sommersi. ci sono giorni in cui si esce di casa e non si è sicuri di tornare, e molti altri in cui si arriva al lavoro e si scopre che qualcuno di cui ci si prendeva cura poche ore prima non c’è più. Eppure abbiamo ancora a che fare con pazienti che negano che il virus sia reale”.
Uno stress collettivo che colpisce a tutti gli aspetti di una comunità, comprese le pompe funebri come la “Frye Chapel & Mortuary” di Blythe, in California. Sheila Kruger, amministratore della società, ammette che l’attività è triplicata: ha funerali fissati per le prossime quattro o cinque settimane. “Abbiamo avuto coppie sposate che sono morte a un giorno di distanza l’uno dall’altra. È straziante”. Lo staff delle pompe funebri è stato sopraffatto la scorsa estate di fronte a 135 morti in un mese rispetto ad una media che non superava quasi mai i 55. Da allora il personale è stato raddoppiato e sono state aggiunte unità di refrigerazione per conservare i corpi, ma continuano a non bastare.
La conferma arriva dagli esperti, che ritengono il numero dei morti destinato ad aumentare ancora in modo esponenziale. La settimana scorsa, il dottor Jonathan Reiner della George Washington University School of Medicine ha previsto che il tasso di decessi raddoppierà probabilmente in meno di due settimane, raggiungendo una media di 4.000 vittime al giorno. Quelle della tragedia dell’11 settembre furono 3.000, giusto per avere un termine di paragone.
In mezzo a questo scenario disastroso, molte famiglie tentano di sopravvivere come possono. Questa settimana, Karen Sosa ha fatto la fila in un banco alimentare di Los Angeles per la prima volta: è rimasta senza lavoro per due settimane, ma ha quattro figli da sfamare: “Non sappiamo quando e se avremo di nuovo uno stipendio, non sappiamo quando potremo di nuovo fare la spesa”.
Ci sono file in tutto il Paese, anche a Miami, dove Paco Vélez, Presidente e CEO di “Feeding South Florida”, ha raccontato che giovedì più di mille famiglie si sono messe in fila per ritirare pacchi che contenevano latte, pollo, frutta e verdura. Scatole alimentari finanziate in parte dal programma di assistenza del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. “Finiranno entro la fine di questa settimana, e per il resto di dicembre dovremo capire come assicurarci che le famiglie abbiano cibo a sufficienza”.
Il presidente e amministratore delegato della Banca alimentare regionale di Los Angeles, Michael Flood, ha dichiarato che la distribuzione di cibo è aumentata del 145%, con una domanda senza precedenti. Ogni giorno, vede famiglie preoccupate e molti di quelli che cercano aiuto lo fanno per la prima volta: “Non sappiamo quando tutto questo finirà, sappiamo solo che sarà troppo tardi”.