“Trump può essere incriminato a fine mandato”: hanno un peso specifico enorme, le parole di Robert Mueller, 74 anni, il superprocuratore che per due anni ha indagato sul “Russiagate”. Le ha pronunciate davanti alle commissioni Giustizia e Intelligence della Camera, che l’ha convocato su richiesta del partito Democratico malgrado Mueller abbia scelto di lasciare ogni incarico. Il presidente rifiutò di farsi interrogare, ha aggiunto Mueller, anche se in tutta onestà non ci furono limitazioni oppure ostacoli al normale corso dell’inchiesta. Eppure, ha specificato in un passaggio significativo, da nessuna parte sta scritto che Trump non abbia commesso ostruzioni alla giustizia: è certo che vi siano stati diversi contatti fra lo staff di Donald Trump e dignitari russi, anche se non sono emersi reati.
Mueller si è presentato, ligio al dovere, facendosi anticipare dall’annuncio che la deposizione non sarebbe andata oltre le 448 pagine del rapporto, solo parzialmente divulgato. Una premessa che rende difficile l’inizio di una procedura per messa in stato di accusa per Trump, che ha bollato l’audizione di Mueller e la presenza del suo avvocato, Aaron Zebley, in veste di testimone, come “una caccia alle streghe inaudita e ingiusta”.