“It’s back to school time, and you know what that means”: è tempo di tornare a scuola, e sai cosa può significare. È l’agghiacciante finale di un video che circola da giorni sui canali televisivi americani. All’inizio, mostra ragazzi contenti, con i quaderni, l’astuccio per le penne e le scarpe nuove, ma pochi secondi dopo in un corridoio si sente il suono sinistro e inconfondibile di uno sparo: qualcuno cade a terra, ed è l’inizio di un incubo. I ragazzini cercano rifugio ovunque mentre dietro di loro si scatena l’inferno, ma bisogna saper reagire, ed il video insegna che il nuovo skateboard può servire per rompere il vetro di una finestra e scappare, la giacca appena comprata è utile per bloccare una porta, un paio di forbici e delle penne a sfera possono trasformarsi in arma da difesa, per guadagnare qualche secondo utile a mettersi in salvo, e perfino un calzino può trasformarsi in una medicazione di emergenza per fermare il sangue che esce dalla ferita di un compagno colpito. Poi l’ultima sequenza: una ragazzina di colore rintanata in un angolo, che fra le lacrime scrive un messaggio alla mamma, “ti voglio bene”. Poi una porta che si apre, il rumore di passi pesanti, il buio.
A volerlo è stata la “Sandy Hook Promise”, organizzazione no-profit fondata e guidata dai genitori delle piccole vittime della Sandy Hook Elementary School di Newton, in Connecticut, dove il 14 dicembre 2012 morirono 26 persone, di cui 20 bambini fra i 5 ed i 10 anni, falciati dalla follia di Adam Lanza.
Un video che è volutamente un pugno nello stomaco, ma ha almeno due meriti: insegnare che reagire è possibile e soprattutto riaccendere i riflettori sulla piaga sociale dei “mass murder”, le uccisioni di massa che da anni insanguinano le scuole americane.
Secondo il “Gun Violence Archive”, solo nel 2019 negli Stati Uniti ci sono state 302 sparatorie, ma malgrado questo, la bozza di legge che prevede maggiori controlli sulla vendita di armi da fuoco si è arenata in Senato, bloccata dai Repubblicani.