Un filo di sottile emozione attraversa la Florida, e da lì il resto degli Stati Uniti: Sydney non ce l’ha fatta. Aveva 19 anni, e poco più di un anno fa, il 14 febbraio 2018, era scampata alla strage della sua scuola, la “Marjory Stoneman Douglas High School” di Parkland, quando Nikolas Cruz aveva massacrato 17 persone fra cui Meadow Pollack, la sua migliore e inseparabile amica.
Sydney Aiello si era unita al movimento spontaneo dei giovani americani che da quel giorno chiedono (per lo più invano) una stretta sulla facilità con cui negli Stati Uniti è possibile procurarsi un’arma da fuoco.
Ma quando tornava a casa e restava sola, Sydney quelle immagini, quel sangue e il volto della sua amica non riusciva a toglierseli dalla mente. L’hanno trovata senza vita: ha deciso di uccidersi per “il senso di colpa di essere sopravvissuta”. L’hanno comunicato al “Miami Herald” i genitori, solo dopo aver dato sepoltura a Sydney.
Il padre della sua migliore amica, Andrew Pollock, sconvolto per la notizia almeno quanto i genitori di Sydney, ha lanciato un appello pubblico, esortando i giovani a trovare il modo per andare avanti: “Uccidersi non è la risposta giusta”.