La “Nike” è un autentico colosso dell’abbigliamento sportivo: 74mila dipendenti e 34,35 miliardi di dollari di fatturato, con un utile netto di 4,24 miliardi di dollari. Ma il gigantismo certe volte non basta a mettersi la riparo dagli errori: anzi, più sei grande, più un errore diventa clamoroso.
Breve preambolo necessario a spiegare una polemica che attraversa l’America in queste ore, con al centro proprio il marchio Nike. Per celebrare la ricorrenza del 4 luglio, l’Indipendent Day sacro agli americani, l’azienda di Beaverton ha lanciato sul mercato le nuovissime “Air Max 1 Quick Strike Fourth of July”, modello di sneaker celebrative interamente giocate sul rosso, il bianco e il blu, i tre colori della “stars and stripes”, la celebre bandiera americana. Peccato che sul retro della scarpa non compaia la tradizionale “american flag” ma nientemeno la “Betsy Ross”, la bandiera del XVIII secolo con 13 stelle disposte a cerchio e 13 strisce utilizzata fra il 1777 ed il 1795, nel pieno del periodo dello schiavismo. La bandiera prende il nome dell’umile sartina di Philadelphia a cui George Washington in persona commissionò la prima bandiera americana.
Ma appena la Nike ha prodotto e invaso i negozi con il nuovo modello, venduto a 140 dollari, si è scatenata la polemica. Il primo a protestare è stato Colin Kaepernick, ex quarterback dei “San Francisco 49ers” finito nella polemica per le politiche sulle minoranze di Trump dopo essersi inginocchiato durante l’inno nazionale, che ha fatto notare quanto infelice sia stata la scelta. Un gesto che gli è costato la carriera, ma che in compenso gli aveva aperto le porte proprio con la Nike, che l’aveva scelto come testimonial della sua nuova campagna. A Kaepernick si è unito Doug Ducey, governatore dell’Arizona, che ha annunciato di voler ritirare gli incentivi dello stato per la costruzione di un nuovo stabilimento.
Per il colosso dell’abbigliamento sportivo, travolto dalle critiche, non c’è stata altra scelta che quella di ritirare immediatamente dal mercato il nuovo modello, anche se ormai diversi esemplari erano già stati venduti e subito dopo finiti all’asta come pezzi quasi unici.