I sanguinosi scontri tra suprematisti e manifestanti anti-razzisti "Unite the Right" dell'agosto 2017 a Charlottesville, in Virginia, hanno avuto profondi echi nei Tribunali federali Usa. Il giovane che aveva investito e ucciso una manifestante, James Alex Fields Jr, 20 anni, dell’Ohio, è stato condannato all’ergastolo nel 2018, mentre in questi giorni quattro leader della formazioni supramatiste hanno ammesso di aver partecipato al raduno solo per incitare alla violenza che avrebbe portato a disordini, così riferisce il dipartimento di giustizia. Tutti fanno parte del "Rise Above Movement": due membri del RAM - Benjamin Drake Daley, 26 e Michael Paul Miselis, 30 - si sono dichiarati colpevoli, e lo stesso hanno fatto altri due, Cole White, 24, e Thomas Gillen, 25, che già in precedenza avevano dichiarato la propria colpevolezza per la stessa accusa.
Erano stati "addestrati a impegnarsi in scontri violenti e hanno partecipato all'Unite the Right Rally con l'aspettativa di provocare un conflitto fisico con i contro-protestatori che avrebbe portato a rivolte", ha dichiarato l’FBI.
Il presidente Trump ha difeso coloro che hanno marciato a Charlottesville causando la morte di Heather Heyer per mano del neonazista ora in carcere. "La gente era lì a protestare contro la rimozione del monumento di Robert E. Lee - tutti lo sanno”, aveva detto Trump aggiungendo che Lee era "un grande generale".
I pubblici ministeri federali hanno detto che questi "suprematisti bianchi dichiarati si sono recati a Charlottesville per incitare e commettere atti di violenza, per non impegnarsi in un'espressione pacifica del primo emendamento. Sebbene il Primo Emendamento protegga il diritto di un'organizzazione per esprimere opinioni politiche perfino aberranti, non autorizza la violenza insensata nella promozione di un'agenda politica", ha riferito in una dichiarazione l'avvocato Thomas T. Cullen.
Gli esponenti del RAM hanno ammesso di aver tenuto regolarmente corsi di addestramento al combattimento per partecipare a raduni e manifestazioni politiche in Virginia e California tra marzo e agosto 2017. Il governatore Terry McAuliffe aveva proclamato lo stato d'emergenza nella città e messo in preallarme la guardia nazionale: "Andatevene: nazisti e suprematisti bianchi non sono i benvenuti in Virginia. Qui non c'è posto per voi. Vergognatevi, non siete dei patrioti", ha aggiunto riferendosi agli scontri durante la manifestazione di suprematisti bianchi.
"Sono andate perse delle vite. Chiedo a tutti di andare a casa", aveva intimato Michael Signer, sindaco di Charlottesville.