Il 14 settembre scorso, è stato trovato senza vita il soldato di prima classe Vincent Forline. Pochi giorni dopo, il capo tecnico elettronico James Shelton e il pilota Ethan Stuart hanno scelto di fare la stessa fine. Tuti e tre sono morti a causa di ferite da arma da fuoco autoinflitte.
È stata la Marina americana a confermare i tre casi di suicidio, su cui sono state aperte altrettante inchieste. Le tre morti non sembrano essere collegate, ma in comune c’è l’assegnazione alla portaerei a propulsione nucleare “USS George H. W. Bush” di classe Nimitz, di stanza alla Naval Station Norfolk, in Virginia.
“La morte di ogni marinaio è una notizia devastante che colpisce la famiglia della Marina. I nostri pensieri e le nostre condoglianze vanno alle famiglie, gli amici e i commilitoni”, ha commentato Jennifer Cragg, portavoce della Naval Air Force Atlantic.
In realtà, come sottolineano i media, si tratta di tre casi di suicidio nelle file della Marina americana, che si aggiungono ad altri cinque negli ultimi due anni: anche in quei casi l’unico punto di contatto era l’assegnazione alla portaerei.
Nel 2018, il numero di suicidi nel Corpo dei Marines e nella Marina ha raggiunto il numero massimo degli ultimi 10 anni: 57 casi fra i Marines e altri 18 fra i riservisti si sono suicidati o la loro morte è tutt’ora non chiara e al centro di indagini.