Donald se ne va: nella valanga di tweet quotidiani, qualche giorno fa il presidente più discusso e discutibile della storia americana ha annunciato di aver cambiato ufficialmente la propria residenza, insieme a quella della consorte Melania e del figlio Barron. Dalla celebre penthouse al 725 della Fifth Avenue, nel cuore di Manhattan, al 1100 di South Ocean Boulevard, Palm Beach, Florida, l’indirizzo del suo amatissimo resort, il “Mar-a-Lago”.
“Il 1600 di Pennsylvania Avenue, la Casa Bianca, è il posto che amo e dove spero di restare altri quattro anni. Ma io e la mia famiglia faremo di Palm Beach, Florida, la nostra residenza permanente”. Poi parte un pistolotto sull’ingratitudine della città dov’è nato: “Amo e amerò sempre New York e la sua gente, continueranno ad avere sempre un posto speciale nel mio cuore, ma purtroppo, malgrado i milioni di dollari in tasse cittadine, locali e statali che pago ogni anno, sono stato trattato molto male dai leader politici della città e dello Stato. Pochi hanno ricevuto trattamenti peggiori del mio”.
Un addio amaro, che in realtà nasconde un trabocchetto, svelato da quotidiani in queste ore: la decisione non ha nulla a che vedere con il trattamento subito, ma è una pura questione di convenienza: in Florida non ci sono tasse statali e locali sui redditi, imposte immobiliari e di successione. Non è un caso, se lo stato più amato dai pensionati americani attira da anni milionari, che lo scelgono come residenza per motivi fiscali, trovando in omaggio le palme, il clima e spiagge da sogno.
A salutare il presidente ci ha pensato il governatore Andrew Cuomo, che ha commentato con molto sarcasmo la notizia: “Finalmente, era ora. Eppure non risulta che Trump abbia pagato così tante tasse da queste parti. In ogni caso è tutto vostro: auguri Florida”. Il riferimento è alle dichiarazioni dei redditi nascoste e i sospetti di elusione del fisco che ancora pendono sulla testa di Trump. Nel giro di qualche minuto, al coro di arrivederci si è unito il sindaco Bill De Blasio, altrettanto caustico: “Attento a non inciampare sbattendo la porta”.
Non sono meno scatenati gli editorialisti dei quotidiani newyorkesi: “Ricco, pomposo e per molti americani la peggiore espressione di cittadino newyorkese, la vita di Trump si è sempre intrecciata con la città: è nato nel Queens, qui ha costruito i palazzi del suo impero, qui ha recitato in “The Apprentice”, qui è andato in bancarotta per sei volte e dal giorno della sua elezione ha attirato folle festanti e gente inferocita sulla Quinta Strada, davanti all’ingresso della Trump Tower, creando problemi alla viabilità, la sicurezza e ai servizi segreti”.
Altri gli fanno i conti in tasca: “Da quando è diventato presidente, Trump ha trascorso 99 giorni a Mar-a-Lago rispetto ai 20 giorni alla Trump Tower. Ma sarà da capire se realmente Donald cambierà residenza o si tratta soltanto di un modo per non mutare nulla della sua vita, a parte il trucco di evitare di pagare le tasse”.