Dopo il botta e risposta dei nuovi dazi con la Cina che hanno scosso i mercati mondiali, Donald Trump torna all’attacco: questa volta gli strali presidenziali puntano dritti contro “Huawei”, il colosso cinese delle telecomunicazioni da tempo accusato di spionaggio occulto. Appellandosi all’International Emergency Powers Act, norma che concede al presidente la facoltà di intervenire in presenza di un’emergenza nazionale, Trump ha messo la firma sull’ordine esecutivo che inserisce Huawei e altre 70 società affiliate nella “Entity List” del Bureau of Industry and Security, una sorta di “black list” che riduce non poco il raggio d’azione di chi ci finisce dentro. “Siamo in lite con la Cina perché per molti decenni siamo stati trattati ingiustamente. Avremmo dovuto gestire la faccenda molto tempo fa, ma non è stato fatto: lo faremo ora. Perdiamo da 300 a 500 miliardi di dollari all’anno per questioni commerciali con la Cina. Il rapporto con il presidente Xi è straordinario, ma lui lavora per la Cina e io per gli Stati Uniti: è molto semplice. Siamo come un salvadanaio di cui tutti pensano di poter approfittare”, ha commentato il presidente.
Di fatto, entro sei mesi, per il colosso cinese diventerà estremamente difficile acquistare componenti dalle società americane: altri colossi come Intel, Qualcomm, Micron, Seagate, Western Digital e Broadcom. Wilbur Ross, ministro del commercio statunitense, è stato chiaro: “Impedire che la tecnologia americana sia utilizzata da entità straniere in modo da minare la sicurezza nazionale o gli interessi di politica estera”.
Immediata la reazione di Huawei, che attraverso le parole di Ren Zhengfei, fondatore nonché padre di Meng Wanzhou, la manager agli arresti domiciliari in Canada in attesa di estradizione, ha bollato come “Irragionevoli e lesive dei diritti” le nuove norme: “Limitare le nostre possibilità di business in America non solo non renderà gli Usa più forti e più sicuri, ma renderà più costose le alternative per gli americani. Questo senza contare che le irragionevoli restrizioni violano i diritti di Huawei e sollevano questioni legali”.
Un sospiro di sollievo l’hanno invece tirato i mercati all’annuncio di un nuovo rinvio del ritocco dei dazi del 25% contro auto e componentistica europea. Una mossa che tende a non complicare i prossimi negoziati commerciali fra Washington e Bruxelles.