È Adam Schiff, il deputato Dem che guidare l’accusa nel processo di impeachment del presidente Trump, a lanciare l’appello finale dopo tre giorni di discussioni: “Date all’America in processo equo”.
In 67 minuti, Schiff ha sostenuto energicamente che Donald Trump ha abusato dei propri poteri e ostacolato le indagini del Congresso, esortando i senatori a trovare il coraggio di andare contro quella che potrebbe essere l’opinione degli stati che rappresentano. “Una delle cose che noi comprendiamo è che il vero coraggio politico non deriva dal disaccordo con i nostri avversari, ma da quello con gli amici e con il nostro partito”. Ma dopo tre giorni fonti repubblicane si dicono fiduciose di poter sconfiggere la mozione che chiede la possibilità di aggiungere nuovi testimoni e documenti.
La Casa Bianca e il leader della maggioranza del Senato Mitch McConnell hanno gettato le basi per bloccare tutto: se così fosse, il Senato potrebbe procedere all’assoluzione di Trump entro la fine della prossima settimana.
I dirigenti della Camera hanno usato video, citazioni e tweet di Trump per sostenere le accuse, compresi gli attacchi del Presidente contro i testimoni che hanno deposto durante l’inchiesta. “La campagna di intimidazione dei testimoni messa in atto dal Presidente Trump è riprovevole, svilisce la presidenza e fa parte del suo sforzo per ostacolare l’inchiesta sull’impeachment”, ha dichiarato il deputato Val Demings.
Il presidente della magistratura della Camera Jerry Nadler, democratico di New York, ha concluso la sua presentazione definendo Trump un “dittatore”: “Se gli sarà permesso di sfidare il Congresso dimostrando che i mandati di comparizione in un’inchiesta di impeachment sono una sciocchezza, allora avremo perso tutti. Sarebbe la sublimazione del delirio di onnipotenza di Trump, che capirebbe di non dover più rendere conto a niente e nessuno”.
Un documento audio registrato di nascosto, in cui si sente Trump chiedere la rimozione dell’ex ambasciatrice americana in Ucraina Marie Yovanovitch, è stato consegnato dai legali di Lev Parnas, ex socio di Rudolph Giuliani, alla commissione di intelligence della Camera.
Nei consueti tweet e soprattutto in un’intervista rilasciata a “Fox News”, Trump ha bollato l’inchiesta come la solita “caccia alle streghe”, motivando il tutto come un “tentativo dei Dem di vincere le prossime elezioni”.