Donald canta vittoria, la Camera – ampiamente sotto il contro democratico – vota il rinvio la risoluzione per avviare la procedura di impeachment contro di lui. Una vittoria sonora dettata dai numeri: 332 voti a favore contro appena 95. Nancy Pelosi, la speaker della camera, spiega che la risoluzione – presentata da Al Green – è stata bocciata non per salvare Trump, ma per lasciare spazio alle sei commissioni parlamentari che indagano sul suo conto. Sprezzante, come sempre, il commento di Trump durante un comizio a Greenville, in North Carolina: “È forse il progetto più ridicolo e inutile a cui abbia dovuto lavorare. L’impeachment del presidente che ha portato il più grande boom economico nella storia americana, i migliori numeri sull’occupazione, la maggiore riduzione fiscale, la ricostruzione dell’esercito e molto altro, è finito. Nei miei primi due anni e mezzo ho fatto più di qualunque altro presidente, immaginate cosa avrei potuto fare senza questa perdita di tempo”. Per poi affondare contro Ilhan Omar, deputata di origine somala, accusata velatamente di sostenere le organizzazioni terroristiche: parole che hanno accesso la folla, scatenando il coro “mandala via”.
L’accusa, gli ormai famigerati tweet con cui il presidente ha gettato fango sulle quattro deputate Dem di colore, invitate a tornarsene nei loro paesi d’origine, dilaniati da guerre e corruzioni.
Una vittoria che è comunque il presentimento di un equilibrio che si è rotto e che potrebbe portare presto alla richiesta di messa in stato di accusa: è la prima volta che si arriva al voto per decidere l’impeachment, non sarà l’ultima, si mormora a Washington. Anche perché, fa notare la Pelosi, tecnicamente si parla di rinvio, e di un caso che riguarda soltanto i tweet razzisti.