Il Campidoglio è circondato da truppe e recinzioni, nel timore che i disordini del 6 gennaio scorso possano scatenare violenza all’Inauguration Day di mercoledì.
Ma gli esperti temono che la vera minaccia possa essere a lungo termine: “Le trame di domani si stanno lentamente schiudendo”, commenta Oren Segal, vice presidente del Centro sull’estremismo dell’Anti-Deafamation League’s Center of Extremist”. Gli esperti condividono la crescente preoccupazione per le chat zeppe dei commenti di chi si sente offeso da coloro che sono al potere, dal sistema politico e dalle Big Tech. Le preoccupazioni sono che il numero di estremisti potenzialmente violenti sia in crescita, specie da quando i giganti dei social hanno messo al bando Trump nel timore che continui a istigare la violenza, il che, secondo gli esperti, porta ad un crescente a rischio di radicalizzazione.
Su molti dei nuovi canali utilizzati, come Telegram, si trovano spesso elogi per gli assassini di massa, istruzioni tattiche e contenuti inquietanti. “I moderatori stanno esaminando un numero crescente di segnalazioni relative ad appelli alla violenza”, ha dichiarato il portavoce del Telegram Remi Vaughn: “Noi accogliamo sempre con favore la discussione pacifica e le proteste pacifiche, ma rimuoviamo i contenuti che contengono chiamate dirette alla violenza”.
Ma tutti concordano: l’attacco al Campidoglio rappresenta un momento di forte catalizzazione: le chat sono piene di inviti a “riprendersi l’America” da parte di frange di estrema destra, suprematisti bianchi e organizzazioni razziste che chiedono a gran voce la guerra civile mescolandosi ai cospiratori di QAnon e ai sostenitori di Trump. “L’FBI non può aprire un’indagine senza una minaccia di violenza o di presunta attività criminale. Ma quando il linguaggio diventa esplicito, scatta l’attività investigativa”.
“È sempre importante sapere dove stanno andando: se si perde traccia di loro, si perde una pipeline di informazioni che permette di anticipare le possibili mosse e prevenire i danni. In realtà sono i meccanismi che stanno radicalizzando questi individui, perché gli algoritmi che aiutano a collegare le persone”.
Anche se ci sono ancora segnali preoccupanti, molti sono convinti che la probabilità di atti di violenza a Washington non sia così alta come il 6 gennaio: le autorità federali stanno seguendo le tracce di decine di persone che potrebbero decidere di raggiungere Washington per l’Inauguration Day. Ma resta valida l’informativa dell’FBI, secondo cui “proteste armate” sono possibili in tutte le 50 capitali nei giorni precedenti l’inaugurazione.
La maggiore preoccupazione degli esperti è su cosa può succedere dopo, quando le frange estremiste potrebbero muoversi con cautela, consapevoli di essere osservate. Ma quando le barricate saranno tolte? Quando le truppe della Guardia Nazionale se ne andranno? Quando i social, il pubblico e i media rivolgeranno la loro attenzione ad altre questioni? L’America è nel mezzo di una radicalizzazione di massa e l’incendiario non è stato Trump, lui ha solo gettato benzina su un fuoco che era già acceso da tempo.