L’ennesima giornata di sangue negli Stati Uniti è iniziata sulle strade di Coral Glabes, in Florida: questa volta non si trattava di “mass shooter”, i killer che fanno irruzione in scuole o grandi magazzini e aprono il fuoco, ma di una rapina a mano armata. Due banditi avevano appena fatto irruzione della gioielleria “Regent Jewelers” con l’idea di svaligiarla, ma qualcuno dei dipendenti è riuscito ad azionare l’allarme silenzioso mettendo in allarme la polizia. Fra i banditi e diverse pattuglie accorse sul posto è nato un conflitto a fuoco in cui uno dei dipendenti della gioielleria è rimasto ferito, poi i due sono riusciti a bloccare un furgone “UPS” di passaggio, usando l’autista come scudo umano. L’epilogo si è trasformato in un inseguimento a folle velocità fra inversioni di marcia e tratti in contromano, con il furgone inseguito da oltre 40 auto della polizia ed elicotteri, che si è concluso a Miramar, 30 km dopo, in un’altra sparatoria. Ad avere la peggio sono stati i due banditi, ma purtroppo non solo: anche il povero autista del corriere è stato ucciso, mentre la quarta vittima è un uomo che passava con la sua auto, colpito per errore.
Poche ore dopo, sempre in Florida, ma questa alla “Naval Air Base” di Pensacola, un uomo che non sarebbe ancora stato identificato ha aperto il fuoco all’interno della base dell’aviazione della marina americana, sede anche della pattuglia acrobatica “Blue Angels”, prima di essere fermato dai colpi degli agenti di polizia. Ancora una volta, il bilancio è tragico: almeno 11 feriti e tre morti. È la seconda sparatoria che avviene in una base americana dopo quella avvenuta due giorni fa a Pearl Harbour. La Naval Air Base di Pensacola è tutt’ora in lockdown: la struttura ospita più di 16.000 militari e 7.400 civili.