Quattro giorni dopo il massacro della “Majority Stoneman Douglas High School” di Parkland, in Florida, costato la vita a 17 persone, un gruppo di giovani sopravvissuti organizza “Never Again”, una manifestazione per chiedere al governo politiche più restrittive sul controllo delle armi. Ma quella che sembra l’idea di un gruppo di ragazzini spaventati, diventa in breve tempo una delle più massicce marce di protesta della storia degli Stati Uniti, pari soltanto a quelle degli anni Settanta contro la guerra in Vietnam: 800mila persone sfilano sul National Mall di Washington trasformandosi in una spina nel fianco per la “NRA”, la potente lobby della armi che tutto può. Subito dopo, la “March for Our Lives”, la marcia per le nostre vite, si trasforma in un movimento che può contare sull’appoggio di voci illustri come Oprah Winfrey, Steven Spielberg, Justin Bieber, Harry Styles, Paul McCartney, Kanye West, Kim Kardashian, John Legend e Taylor Swift, che oltre a lodare l’iniziativa donano denaro per finanziare le proteste.
Ora, ad una manciata di mesi dalla nuova tornata elettorale americana, “March for Our Lives” torna a tuonare, alla faccia di quelli che pensavano fosse la solita manifestazione nata sull’onda dell’emozione e destinata a sciogliersi come un gelato al sole. Il primo passo, rivendicando un peso specifico che sarà difficile evitare per i candidati e un forte ascendente nel voto dei giovani, è di scavalcare i politici che fanno finta di non sentire, presentando un piano per il controllo delle armi pronto da applicare. Il documento contiene passaggi precisi, come la creazione di un registro nazionale delle armi e di chi le possiede, la messa al bando di quelle d’assalto e da guerra, l’innalzamento a 21 anni l’età minima per poterle acquistare, l’introduzione di una licenza annuale che preveda analisi, colloqui e nulla osta prima di poter mettere mano su una pistola o un fucile e, passo ancora più importante, un’imponente campagna governativa di acquisto delle armi detenute da cittadini americani che non hanno i requisiti per averle. In aggiunta, aumento dei servizi di assistenza e controllo per i soggetti affetti da disturbi mentali, depressioni o è vittima di violenze e bullismo.
David Hogg, ex studente di Parkland fra i primi a scendere in piazza, è chiarissimo: “Per troppo tempo abbiamo aspettato che i politici risolvessero la situazione, ma uno dopo l’altro hanno ceduto di fronte alla lobby delle armi. I loro fallimenti sono costate troppe vite umane, ma ora basta, non è più accettabile che 40mila americani muoiano ogni anno a causa delle armi. La violenza sta distruggendo la nostra generazione e il nostro Paese: non possiamo più stare a guardare”.