In molti, compresi alcuni “storici”, negarono (e negano ancora) il massacro degli Ebrei in Bielorussia, compiuto in particolare dai soldati degli Einsatzgruppen, i reparti speciali delle Ss che avevano il compito specifico di risolvere il “problema ebraico”, poco prima prima dell’avvio dei più efficienti campi di sterminio dove la morte fu “prodotta” con criteri industriali e subito dopo la conferenza di Bad Wansee del 20 gennaio 1942, quando i vertici nazisti decisero di procedere al genocidio degli ebrei. Non solo loro, non solo gli Ebrei, come poi si scoprì. Le truppe di Himmler furono coadiuvate da reparti di polizia locale e da collaborazionisti che si occuparono non solo della logistica ma anche direttamente delle stragi. Fu rilevato che i soldati incaricati di fucilare migliaia di persone inermi denunciavano poi un disagio psicologico insostenibile e Himmler rinunciò a queste pratiche per ricorrere ai campi di sterminio. Oggi, da una fossa comune a Brest, profonda poco più di un metro mezzo, sono riemersi i resti di almeno 750 persone, donne, bambini, anziani in maggioranza. Uno dei tanti frutti atroci della soluzione finale decisa negli Anni ‘40, quanto l’esercito di Hitler stava penetrando nell’Est Europa. I burocrati di Adolf Eichmann, il capo dell’Ufficio “trasferimenti” RSHA delle SS si occupavano di censire la popolazione ebraica, poi seguivano gli arresti di massa e le prime fucilazioni, con i corpi “smaltiti” come rifiuti nelle fosse comuni, alcune delle quali furono fatte poi sparire, anche dopo la fine della guerra, per cancellare le tracce degli eccidi.
I militari bielorussi stanno ora recuperando i poveri resti dalla grande fossa comune di Brest, laddove esisteva l’antico ghetto ebraico. I primi scheletri sono stati scoperti il mese scorso durante i lavori di costruzione nella città sud-occidentale di Brest, e da allora ne sono stati scoperti ogni giorno altre decine. Dmitry Kaminsky, portavoce ufficiale dell’Esercito, ha detto all'Agence France-Presse che le ossa di 790 corpi sono state finora riesumate, insieme ad oggetti personali.
Il sindaco di Brest Alexander Rogachuk conferma che si tratta di persone uccise “dagli occupanti tedeschi nazisti nella città di confine”, allora ancora parte della Polonia. Durante la guerra, i nazisti uccisero circa tre milioni di civili in Bielorussia, di cui 800.000 ebrei, riferisce l'Agenzia Telegrafica Ebraica (JTA).
Il 15 ottobre 1942, i soldati nazisti caricarono 20.000 ebrei da Brest su vagoni ferroviari e li trasportarono a Bronnaya Gora, circa a metà strada tra Brest e Minsk, dove erano state già preparate le fosse, dice la rivista Smithsonian. "Gli Ebrei di Brest furono poi fucilati e gettati nelle fosse, insieme a 30.000 ebrei di altre città e regioni", secondo la rivista di Washington DC.
Quando i sovietici liberarono Brest nel 1944, scoprirono che solo nove ebrei residenti erano sopravvissuti alla guerra. Dopo la scoperta della fossa comune avvenuta il mese scorso, il sindaco di Brest "è in contatto con gruppi ebraici locali e internazionali per organizzare la sepoltura delle ossa nei cimiteri ebraici locali", dice JTA.
Il sito di notizie aggiunge che negli ultimi anni, le autorità bielorusse sono stata accusate di avere gestito male i siti storici ebraici e dell'Olocausto. JYA riferisce che “il disprezzo per le vittime dell'Olocausto risale all'occupazione sovietica del dopoguerra, quando il regime comunista ha cercato di ridurre al minimo, se non di cancellare, la cultura e l'identità ebraica. Durante gli anni '50 e '60, decine di cimiteri ebraici furono smantellati per costruire complessi residenziali, stadi sportivi e supermercati. Da allora sono state scoperte tombe ebraiche nella composizione del manto stradale, dei marciapiedi e dei giardini di Brest", spiega il sito web. Dal 2014 sono state recuperate circa 1.500 lapidi provenienti da tutta la città, molte delle quali sono ora in deposito per essere poi finalmente utilizzate in un futuro memoriale.
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