Di Marco Belletti
Da ormai 18 anni – da quel tragico 11 settembre 2001 quando due aerei di linea si schiantarono sulle torri gemelle di New York – gli attentati al World Trade Center sono oggetto di saggi, articoli e documentari che sostengono la teoria del complotto, cioè che gli attacchi non siano da imputare al terrorismo islamico.Una prima tesi prevede il coinvolgimento di Israele: sostenuta da persone dal riconosciuto antisionismo, è stata smentita e dimostrata falsa. Prevedeva che alcuni israeliani che lavoravano all’interno del World Trade Center fossero stati preventivamente avvertiti degli attentati, riuscendo così a mettersi in salvo, confermando la teoria che a far crollare i grattacieli siano stati componenti del Mossad, i servizi segreti israeliani.
La principale ipotesi complottista sostiene invece che il crollo delle torri non sarebbe stato causato dallo schianto degli aerei né dagli incendi provocati dai velivoli, bensì da cariche esplosive piazzate nei due edifici prima dell’11 settembre che ne avrebbero causato il crollo, come avviene per una demolizione controllata.
Chi è convinto di questa tesi afferma che, nei video dei crolli, si notano sbuffate di polvere che ricorderebbero quelle visibili nelle demolizioni controllate. Ma a “demolire” questa teoria sono gli stessi esperti degli smantellamenti dei grandi edifici, i quali affermano che si tratta della violenta fuoriuscita di aria, compressa dal crollo dei piani superiori che si sfoga verso i piani più bassi.
E poi – ribadiscono quelli che ritengono questa teoria non credibile – per quale motivo gli attentatori avrebbero dovuto piazzare, di nascosto e senza lasciare tracce, decine di cariche esplosive in differenti piani di entrambi i grattacieli, attivandole tutte allo stesso momento? Sembra davvero un piano inutilmente complesso e arzigogolato, solo per ottenere lo stesso risultato raggiunto con l’impatto degli aerei.
E allora i complottisti tralasciano il modo con cui sono state fatte crollare le due torri, ma spiegano che la temperatura raggiunta dalla completa fusione delle travi portanti in acciaio non sarebbe stata sufficiente a far collassare gli edifici. I dettagliati rapporti ufficiali del NIST (il National Institute of Standards and Technology, l’agenzia del governo degli Stati Uniti che si occupa della gestione delle tecnologie) parlano di 800 gradi Celsius, mentre chi crede nel complotto afferma che ne sono necessari quasi il doppio per la fusione dell’acciaio. In realtà gli esperti del NIST non parlano di fusione delle travi portanti ma di “indebolimento della struttura” che provoca l’impossibilità di reggere il carico statico sovrastante. Gli esperti affermano che questo indebolimento si verifica a temperature molto inferiori, tra i 250 e i 500 gradi. Gli 800° raggiunti rendono inevitabile il collasso della struttura poiché la tenuta meccanica di carico dell’acciaio risulta ridotta fino al 90 per cento.
E ancora, chi crede nella cospirazione ritiene poco plausibili le modalità dei crolli, sostenendo che avrebbero dovuto cedere per primi i lati più caldi e quindi gli edifici avrebbero dovuto piegarsi lateralmente. Gli esperti replicano che il carico statico delle due torri era verticale e nessuna forza incideva sui suoi lati, pertanto non esisteva motivo fisico per cui le Twin Towers sarebbero dovute crollare in un modo diverso da come è effettivamente avvenuto.
Quando le opinioni di ingegneri e architetti non bastano a spiegare i motivi del complotto e dei crolli che hanno causato migliaia di morti, entra in gioco la superstizione, e la fantasia ha libero sfogo con la creazione di leggende metropolitane e di false logiche cabalistiche basate sui numeri dell’attentato.
La data 9/11 (cioè 11 settembre scritto nello stile anglosassone, con il mese che precede il giorno) è stata analizzata in ogni modo possibile, ricercando sempre un unico filo rosso che portasse sulla pista dell’attentato: una vera e propria cabala terroristica.
Del resto, già dalla mattina successiva all’attentato fu recuperata la sestina di Nostradamus che recitava “Nella città di Dio ci sarà un gran tuono, due fratelli fatti a pezzi dal caos, mentre la fortezza resiste, il grande leader soccomberà” che opportunamente interpretata avrebbe potuto essere in qualche modo collegata al crollo delle due torri.
Invece, a proposito di numeri, siccome i due grattacieli vicini formavano una sorta di enorme numero 11, ecco che 9/11 diventa 9+1+1=11, come è stato il volo 11 dell’American Airlines il primo a schiantarsi con 92 persone a bordo (9+2=11). E che dire del fatto che l’11 settembre è il 254esimo giorno dell’anno (2+5+4=11) e che ci sono 11 lettere nelle parole Afghanistan, New York City, “the Pentagon” e George W Bush?
Mentre alle teorie su schianti e crolli che chiamano in causa leggi fisiche e matematiche è facile replicare con le stesse armi e con spiegazioni logiche e inoppugnabili, nel caso di superstizioni e credenze popolari serve a poco obiettare che Osama Bin Laden è composto da 14 lettere, World Trade Center da 16 e Al Qaeda da 7… la maggior parte dei complottisti “satanici” continuerebbe a essere convinta delle proprie teorie.
In ogni caso, complottisti a parte, ci sono alcuni fatti legati agli attentati che sembra non abbiano una spiegazione immediatamente comprensibile. Per esempio, nella settimana che ha preceduto gli attentati si è verificata una improvvisa e massiccia vendita di titoli assicurativi e di compagnie aeree. Questi sconosciuti personaggi che – per usare termini da spy story – ordivano nell’ombra, ricevettero informazioni dal governo degli Stati Uniti o dagli stessi terroristi? O forse, sono stati proprio i jihadisti a utilizzare questo sistema per auto-finanziarsi? Magari cedendo i titoli prima degli attentati e ricomprarli immediatamente dopo a valori molto più bassi.
Chi realmente sapeva che cosa stava per succedere? Al momento non è ancora chiaro.